Qui Bologna – Un anno per migliorarci
“E il grande shofar verrà suonato e una voce sottile verrà ascoltata” (untannè tokef)
I nostri Maestri obiettano dicendo che secondo le caratteristiche terrene, il “grande shofar”, quello che verrà suonato per annunciare la venuta del Messia, dovrebbe fare un grande frastuono; viceversa, secondo l’autore di questo pijut, si ascolterà una voce sottile e debole.
Questo ci insegna che, ci sono momenti così moralmente alti, che persino l’espressione vocale più piccola sarebbe superflua per descrivere le sensazioni che si provano vivendoli.
Il suono dello shofar che ascoltiamo nei due giorni di Rosh HaShanah, segna uno di quei momenti, per il nostro popolo, considerati di una spiritualità, così alta, che nessun uomo, nemmeno colui che è più saggio, può esprimere parole per descriverne la loro solennità.
Nel silenzio di quei momenti, ogni ebreo ha il dovere di riflettere profondamente sull’operato, dell’anno appena trascorso, per fare un esame di coscienza onesto e veritiero.
Il termine shofar che viene comunemente tradotto “corno”, deriva in realtà dal verbo ebraico le-shapper “migliorare”; il suo suono infatti, ha la funzione di ammorbidire le coscienze degli uomini, migliorando il loro operato, sia nei confronti di D-o, sia – soprattutto – nei confronti del prossimo.
L’augurio quindi è quello che, il suono dello shofar che ascolteremo nei prossimi giorni di Rosh haShanah, possa migliorarci tutti, facendoci vivere una vita ebraica intensa e piena di mitzvot, per il nostro bene e per quello di tutto il popolo di Israel.
Shanah tovah
Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
(26 agosto 2013)