Periscopio – L’Islam e noi
Non c’è dubbio che, tra le più significative iniziative promosse nell’ambito della rassegna pugliese di arte, cultura e letteratura ebraica “Lech Lechà” (la cui importanza è stata ampiamente illustrata su queste pagine, e per la cui realizzazione si deve rinnovare un sincero plauso a tutti gli organizzatori – a partire dal Direttore artistico Francesco Lotoro e dal Rabbino capo dell’Italia meridionale, Scialom Bahbout – e a tutte le Istituzioni che hanno assicurato il loro appoggio) ci sia stato il dibattito (il “Lechà…peritivo”) avvenuto proprio oggi alla libreria La Maria del Porto di Trani, tra Tullio Levi e l’Imam Yahya Pallavicini, coordinato dal sottoscritto, intitolato “Alcune proposte di cammino dell’uomo e della società”.
Queste note sono scritte, ovviamente, prima dell’incontro, e non sono in grado di prevedere cosa sarà detto, ma ritengo un onore essere stato chiamato a moderarlo, in ragione dell’autorevolezza dei due relatori e, soprattutto, della particolare importanza assunta, nel panorama dell’Islam italiano, dall’Imam Pallavicini. Il rapporto tra le Comunità ebraiche e islamiche è spesso stato, com’è noto, aspro e difficile, soprattutto a causa della pesante interferenza esercitata dalle frange islamiche più radicali, alle quali l’unica cosa che sembra veramente importare è la costante criminalizzazione dello Stato d’Israele, comodo ricettacolo per ogni forma di odio, invettiva e intolleranza. È storia recente, per esempio, quella della rottura tra la Comunità Ebraica di Milano e il CAIM (Coordinamento delle Comunità Islamiche di Milano), a seguito delle pesanti parole pronunciate contro lo Stato ebraico dal portavoce, Davide Picardo, e della presenza, alle celebrazioni per la fine del Ramadan, di un religioso che aveva pubblicamente elogiato il martirio dei bambini “kamikaze” contro civili israeliani.
Proprio sulle pagine di questa Newsletter, lo scorso 14 agosto, in un’intervista concessa al Collega Adam Smulevich, Pallavicini ha pronunciato, al riguardo, parole molto nette, asserendo che “Il CAIM è una realtà politicizzata ed estrema che danneggia tutti i musulmani italiani”, e che sarebbe perciò “sbagliato averci a che fare”.
“Il nostro approccio all’Islam – continua l’Imam – è privo di elementi ideologici ed è finalizzato a far prevalere gli aspetti dottrinari, ecumenici e rispettosi del monoteismo. L’aspirazione è quella di dar voce a una comunità che vuol essere moderna e dialogante, civile e allo stesso tempo coerente con i valori religiosi”…. “Il nostro modello è l’UCEI, che ha saputo includere le tante anime dell’ebraismo italiano, dato loro dignità e rappresentanza, valorizzato al massimo la dialettica interna. Un forte segno di maturità che mi auguro possa essere di ispirazione anche per tanti di noi”.
Parole forti, limpide, coraggiose, per le quali non possiamo non ringraziare l’Imam. Che la sua voce sia sempre più ascoltata, e che arrivi presto un giorno in cui queste parole siano davvero patrimonio comune di tutti.
Francesco Lucrezi, storico
(28 agosto 2013)