Qui Firenze – Balagan, le ragioni di un successo

balagan“Il futuro delle Comunità ebraiche è così difficile e delicato da richiedere risposte creative, apparentemente anche un po’ folli. Ritengo che questa sia la strada da seguire”. È la ricetta che Enrico Fink, artista e assessore comunitario alla cultura, ha applicato ai giovedì del Balagan Cafè, l’iniziativa ospitata nei giardini del Tempio che ha letteralmente rivoluzionato l’estate fiorentina trasformando lo spazio antistante la sinagoga in un luogo di ritrovo per migliaia di cittadini in cerca di musica, arte, letteratura e gastronomia di qualità. Un’iniziativa di notevole spessore culturale che ha suscitato consensi trasversali e aperte manifestazioni di entusiasmo non solo tra i cittadini ma anche nel mondo istituzionale (a complimentarsi, tra gli altri, gli assessori comunali Cristina Giachi ed Elisabetta Meucci).

Enrico, partiamo dalla domanda di rito. Quale il primo bilancio di questa esperienza?
Assolutamente positivo. Ero convinto che sarebbe andata a bene ma a questi livelli proprio non me la aspettavo. Parliamo di numeri straordinari con molte centinaia di persone a ogni incontro che hanno fatto sì che il Balagan Cafè fosse definito l’autentica rivelazione e il motore dell’estate fiorentina. Sono riconoscimenti che fanno piacere e inorgogliscono. Ma ancor più del successo in termini di pubblico è bello celebrare un altro genere di vittoria.
Quale?
Il superamento di una dialettica solitamente radicata nelle comunità ebraiche con la contrapposizione di due diverse visioni del mondo: chi propende per un maggior impegno verso l’interno e chi invece verso l’esterno. Con Balagan Cafè siamo andati oltre dimostrando una teoria in cui ho sempre creduto: o si fanno cose belle, o non si riesce a rendere la Comunità un luogo bello. Questo vale per gli interni così come per gli esterni. L’aspetto vincente del Balagan è stata proprio la partecipazione, enorme, dei nostri iscritti. Capacità di fare squadra, voglia di esserci ma anche orgoglio di contribuire fattivamente alla realizzazione degli incontri. Un coinvolgimento radicale, sotto gli occhi di tutti, che è inevitabilmente arrivato anche all’esterno. È chiaro poi come la bellezza del luogo e il favore climatico di queste serate abbiano contribuito a un esito positivo della manifestazione.
Con la fine di agosto la prima edizione di Balagan Cafè volge al termine. L’ultimo incontro, domenica 29 agosto, sarà volto a fare il punto sul cammino intrapreso e sugli scenari futuri. Come tenere vivo fino alla prossima estate il rapporto andato consolidandosi in questi mesi tra Comunità e cittadinanza?
È la grande domanda di queste settimane. La sfida è quella di dare, di qui alla prossima estate, alcuni elementi di continuità. Gli spunti e le sollecitazioni emersi sono un riferimento prezioso e imprescindibile. L’importante sarà mantenere un po’ di balagan nella nostra mente: caos creativo, lavoro di immaginazione, voglia di osare. Il Balagan Cafè è nato proprio così: dalla consapevolezza di trasformare il giardino del Tempio in un luogo di aggregazione continuo e non soltanto estemporaneo. Per farlo è servito un ‘passo lungo’: aprire ogni settimana, nessuna esclusa a parte Ferragosto. Avevo questa idea in testa da tempo e, grazie a un nuovo Consigio aperto alla sperimentazione di strade alternative, è stato possibile trovare soddisfazione pratica a questo sogno un po’ folle. Sono tante le persone che voglio ringraziare: il presidente Sara Cividalli che ne ha fatto la sua creatura, il Consiglio comunitario, la Segreteria, i dipendenti, i tanti volontari che ci hanno dato una mano.

Italia Ebraica, settembre 2013

(29 agosto 2013)