Qui Roma – Un anno di impegno
Il nuovo anno si apre sotto auspici incerti, in particolar modo per i nostri fratelli in Israele. I venti di guerra in Siria e il fallimento di tutte le “primavere arabe” (a cui non ho mai creduto) aprono scenari in cui anche la più ragionevole delle previsioni potrà essere smentita dalla follia e dall’irrazionalità del fondamentalismo islamico.
Il mio augurio è di guardare a questi scenari con gli occhi degli israeliani e con la loro straordinaria capacità di sopravvivenza. Con gli occhi di chi, pur essendo in guerra sin dalla nascita dello Stato d’Israele, ancora oggi si ritrova su uno scenario di crisi economica internazionale ma con la capacità di sviluppare la ricerca e l’innovazione, di contribuire positivamente ai mercati esterni e veder fiorire quelli interni a iniziare dall’immobiliare. Il mio augurio è di guardare avanti e prendere esempio da quell’Israele che investe sui giovani, oggi vero motore del Paese.
La conquistata armonia nel consiglio dell’UCEI è certamente un successo dovuto al senso di responsabilità di molti, che però non ha messo da parte le diverse visioni che abbiamo su quello che immaginiamo essere le nostre priorità. Che il nuovo anno ci aiuti a pensare e a vivere da ebrei senza alcun complesso. Rivendicando la nostra diversità come una ricchezza e non come un limite. Un nuovo anno all’insegna della valorizzazione delle nostre tradizioni, evitando di emulare modelli comportamentali di altre confessioni che possono a volte destare curiosità e sorpresa; guardiamo invece ai modelli comportamentali dei nostri Maestri e Rabbanim, che probabilmente fanno meno “notizia” ma sono il nostro punto di riferimento.
Infine, se questo è l’anno che dedicheremo all’emergenza sociale, spero sia anche l’anno dedicato a favorire la formazione delle nuove famiglie ebraiche. Uno sforzo che è l’unica risposta concreta al calo demografico nostre comunità.
Shanà tovà Umetukà
Riccardo Pacifici, presidente Comunità ebraica di Roma
(4 settembre 2013)