Sotto le palme
Dopo la Tefillà di Rosh Ha-shanà, gli ebrei romani si incontrano alle “Palme”, gli alberi posti di fronte al Tempio maggiore di Roma. Uomini e donne, separati durante la preghiera, si scambiano gli auguri, fanno conoscenza, si aggiornano sulle novità incontrandosi una volta all’anno, si abbracciano. Le tradizioni delle feste sono particolarmente sentite a Roma e tutti noi ci siamo particolarmente affezionati.
Quest’anno, peró, c’era anche una novità. Per la prima volta si é celebrato a Roma il Capodanno ebraico riformato. Un gruppo di romani afferenti alla World Union for progressive Judaism hanno affittato una sala nel centro di Roma e hanno fatto venire un rabbino, Rav Oseran, da Israele. La funzione é stata particolarmente affollata e partecipata e l’esperienza verrà ripetuta in occasione del Kippur.
Sono andato la sera della vigilia per curiosità e ho visto un sacco di facce nuove. A queste persone le istituzioni ebraiche dovrebbero dare una risposta. Lo statuto delle comunità ebraiche italiane prevede una ripartizione territoriale delle comunità, che rende difficile la convivenza tra rabbinato ortodosso e altre organizzazioni. Ma esistono nel mondo altri modelli organizzativi e i tempi cambiano. Inoltre queste persone fanno parte a pieno titolo di quella “community” di simpatizzanti cui l’Unione delle comunità si rivolge con modalità sempre più efficaci nell’ottica della raccolta per l’Otto per mille.
Alla luce dei dati delle recenti ricerche sull’ebraismo italiano, sono tematiche su cui ragionare. Provando a immaginare l’ebraismo italiano dei prossimi cinquanta anni.
Tobia Zevi Twitter: @tobiazevi
(10 settembre 2013)