Periscopio – Non intervento
Di fronte alla drammatica crisi siriana, e all’eventualità di un intervento armato statunitense contro il regime di Assad, tutti i politici e i commentatori nostrani, senza alcuna eccezione, appaiono compatti come non mai nello sposare la linea del non intervento, e i giudizi di condanna, scherno, irrisione verso l’amministrazione americana traboccano da ogni foglio stampato, schermo televisivo, pulpito, microfono. La forza non fa che aggravare i problemi, si dice. Il Medio Oriente si incendierà. Scoppierà la Terza Guerra mondiale. Gli USA non possono essere il poliziotto del mondo. Bisogna lasciare spazio alla diplomazia. La guerra è brutta, meglio la pace ecc. ecc.
Per carità, nell’attuale, incandescente situazione, avere certezze di segno opposto sarebbe vera e propria follia, come sarebbe folle giocare disinvoltamente col fuoco nella polveriera del Medio Oriente. Un intervento militare non può mai essere affrontato a cuor leggero, senza calcolare attentamente il rapporto tra costi e benefici. E quale sia questo rapporto, nell’attuale situazione, è difficile dire. Personalmente, provo la più profonda ripugnanza per l’attuale regime siriano, e non posso non augurarmene la più rapida e totale cancellazione. Temo, però, che un eventuale governo degli insorti possa essere addirittura peggio, in quanto aggiungerebbe alla violenza dell’attuale dittatura l’incontrollabile irrazionalità e lo spirito di morte del fanatismo islamico.
La prudenza, di fronte all’uso della forza, è quindi d’obbligo. Ma, francamente, non mi ritrovo minimamente nella quasi totalità dei commenti ‘pacifisti’ dei nostri mezzi di comunicazione, che trovo, in larga parte, malati di miopia, cinismo e malafede. Soprattutto, nego a tali posizioni il crisma di moralità di cui vorrebbero ammantarsi. Non è morale dire “fate quello che volete, sterminate intere popolazioni, tanto non me ne importa niente, non mi riguarda e non muoverò mai un dito per arrestare la strage”. Non è morale gridare “la guerra è brutta” esclusivamente quando entra in campo l’Occidente, facendo finta di dimenticare che la guerra c’è già, nella beata indifferenza del mondo. Non è morale invocare la politica e la diplomazia come semplice scusa e alibi per non fare niente, quando è evidente a tutti la totale, assoluta impotenza dell’una e dell’altra.
Una giusta dose di egoismo è sempre stata una fondamentale componente della natura umana, senza la quale, probabilmente, nessuna specie vivente avrebbe potuto affermarsi e resistere. Gli uomini delle caverne lottavano per difendere le proprie donne, i cuccioli, le provviste, ma non sarebbero sopravvissuti se fossero sempre usciti dalle tane per andare in soccorso ai vicini in pericolo. Vogliamo farci i fatti nostri? Benissimo, probabilmente è una scelta saggia. Ma diciamolo. E’ inutile sforzarci di dimostrare che siamo più buoni e morali di Obama. E’ una bugia, ed è fatica sprecata, perché lo pensano già tutti.
Francesco Lucrezi, storico
(11 settembre 2013)