Kippur…
Il nome Kippùr deriva dalla radice “kpr”, dai vasti significati: espiare, compiere riti espiatori o penitenziali, riscattare dal male; ma, considerando che il “kappòreth” (evidentemente dalla stessa radice) era il coperchio dall’Arca che conteneva le Tavole del Patto, significa anche ricoprire. Il kappòreth, d’oro, ricopriva le parole della Torà perché esse dovevano essere riscoperte dagli ebrei attraverso lo studio. Il riscatto dal peccato doveva – e deve – essere anch’esso una copertura; ma non esistendo un materiale “nobile” per ricoprire, diventa una specie di sepoltura. Il peccato, il male, va sepolto, in modo che non torni più fuori. Dobbiamo convincerci che noi possiamo seppellire definitivamente il male. Chathimà tovà.
Elia Richetti, presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana
(12 settembre 2013)