Time out – Legalità e Stato di diritto
Sembra ormai assodato che si sia creata un’evidente confusione tra legalità e stato di diritto. Mentre la prima indica l’obbligo per uno Stato di agire unicamente secondo le leggi, il secondo impone che il rispetto delle norme da rispettare sia vincolato alla tutela dei diritti e alla libertà degli individui. La differenza, non di poco conto, fa sì che il rispetto di una norma da parte di uno Stato possa essere legittima da un punto di vista giuridico, ma non invece da un punto di vista morale. Questo può causare talvolta il paradosso per cui il rispetto della legalità da parte di uno Stato non corrisponda minimamente a minimi canoni di libertà e giustizia. Così come è avvenuto in passato quando Stati hanno emanato leggi perfettamente legali secondo le procedure, ma non democratiche secondo la sostanza. Il paradosso può essere ancora più evidente nell’ambito del diritto internazionale e gli sviluppi di questi giorni non hanno fatto altro che darcene conferma. Se uno Stato usa gas nervino, bombe chimiche o anche atomiche, senza il voto favorevole del Consiglio di Sicurezza dell’Onu non può essere fermato. Che significa che basta il veto di una delle grandi potenze a rendere legale qualsiasi atrocità. Per questo la legalità in alcuni casi non può essere l’unico criterio con cui giudicare le azioni possibili, perché in quanto prodotto dell’essere umano ne subisce i suoi limiti e i suoi paradossi, finendo così per rendere giustificabile quell’appello al cielo di chi di quegli abusi ne è vittima e reclama, senza che nessuno l’ascolti, la sua dignità come individuo nel mondo.
Daniel Funaro
(12 settembre 2013)