In cornice – Percorsi cinesi
L’arte contemporanea cinese non è solo scopiazzatura di modelli occidentali e corsa al denaro facile. C’è anche chi torna alle antiche radici culturali cinesi per costruire percorsi artistici originali, e poi casomai confrontarsi con il mondo occidentale. Un esempio per tutti? Zhang Huan, adesso in mostra al Forte da Belvedere a Firenze. Sulle sue tele, crea figure e suggestioni stendendo strati di polvere di incenso proveniente dai templi tibetani che fissa con la colla. A volte aggiunge qualche frammento di oggetto o dei legnetti – seguendo l’esperienza di Picasso. Difficile stabilire una graduatoria di interesse e di originalità fra i pezzi esposti: colpiscono più le porte intagliate delle antiche case distrutte dai palazzinari, che Huang completa e riporta a nuova vita apponendovi delle serigrafie? O forse il Buddha proveniente da un tempio tibetano raso al suolo durante la Rivoluzione Culturale, che Hunag riproduce prima in alluminio, a dare senso di eternità, e poi con l’incenso, come segno tangibile della ferita inferta all’antica cultura visto che giace semi-distrutto? O forse i quadri dei leader cinesi la cui memoria dovrebbe essere eterna e che invece paiono in tutta la loro precarietà, una volta raffigurati con l’incenso? Difficile scegliere fra queste e altre opere, ma un pensiero le unisce tutte. La Rivoluzione Culturale sostenuta da quel gran criminale di Mao, ha quasi distrutto millenni di cultura.
Daniele Liberanome, critico d’arte
(16 settembre 2013)