1938-2013. Trieste riafferma la Memoria – “Difendiamo i valori dei nostri padri”
La Comunità ebraica di Trieste vuole essere presente in occasione di questo triste anniversario che il Comune ha voluto commemorare attraverso una serie di importanti iniziative che culmineranno con la scopertura di una targa, come ricordo perenne di una pagina ignobile della storia del paese e che ha visto la nostra città, da sempre la porta dell’Italia verso gli spazi dell’Europa centro-orientale e dei Balcani, sventurata testimone.
Una città particolare che ha fortemente espresso la propria italianità accanto alla sua vocazione multinazionale e multiculturale, che ha subito le traversie della storia recente e che troppo spesso è dimenticata dal resto del paese, ricordata purtroppo soltanto dagli episodi meno felici della storia nazionale.
Trieste, la piazza Unità d’Italia, fu scelta come palcoscenico al discorso con cui Mussolini, il 18 settembre 1938, annunciò la promulgazione delle leggi razziali che dopo un paio di mesi vennero firmate dal Re. Leggi che rappresentano una macchia incancellabile del regime fascista e della monarchia italiana e che rappresentarono il tradimento ai danni di una comunità che fino ad allora si era prodigata per il bene di questa città.
Quelle leggi rappresentarono il tentativo di distruggere il nostro popolo, il popolo ebraico.
Questa pagina vergognosa della storia italiana ha prodotto delle conseguenze che non devono essere dimenticate e che hanno lasciato tracce dolorose fino ai nostri giorni.
La Comunità ebraica di Trieste era un tempo economicamente e culturalmente una delle colonne portanti della città. Le ferite della persecuzione e della Shoah l’hanno provata fino a quasi annientarla.
Nonostante tutto però noi siamo ancora qui, impegnati a mantenere vive e vitali le nostre istituzioni, la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Ricordare è una responsabilità cui nessuno di noi deve sottrarsi.
Purtroppo, con il trascorrere del tempo, il numero dei testimoni, dei protagonisti della Shoah, è ineluttabilmente destinato ad assottigliarsi. La testimonianza che ci lasciano in eredità rischia di essere sempre più esposta a calunnie e falsità di matrice negazionista che mirano a sminuire, se non addirittura smentire, ciò che avvenne. Citando le parole del rabbino Giuseppe Laras il nostro obiettivo principale non deve essere unicamente quello di consegnare ai posteri questa memoria, bensì quello di trasmettere un atteggiamento di netto rifiuto della violenza e dell’intolleranza, che possa divenire parte integrante del patrimonio etico-culturale delle donne e degli uomini di domani.
E per questo, Illustrissime autorità e cari concittadini, che la nostra Comunità non può che apprezzare il cammino democratico percorso dall’Italia dal 1945 ad oggi e non può che essere grata ai padri fondatori della Repubblica per aver varato quella Costituzione che il mondo onora e rispetta e che è la sola garanzia affinché non si ripetano gli eventi devastanti del passato.
Sappiamo tuttavia che una costituzione da sola non basta a garantire il rispetto e la convivenza fra culture diverse: solo la continua vigilanza democratica esercitata dalla società nel suo complesso può garantire il rispetto della Costituzione e fare in modo che i suoi principi non restino lettera morta, o peggio vengano stravolti dall’azione di persone che non ne comprendono il valore e il significato.
In questa città hanno imparato a convivere, cittadini di provenienza, lingua, fede e tradizioni diverse.
L’impegno della nostra Comunità è rivolto a migliorare costantemente questa convivenza, rispettosa sia dell’identità di ciascuno, sia dell’appartenenza di tutti allo Stato Nazionale Italiano e per suo tramite all’Unione Europea.
Auspichiamo infatti che la terra che ci circonda non sia più un confine tracciato con i coltelli, ma un punto di incontro e di scambio.
Uno dei padri della democrazia moderna, Edmund Burke disse una volta che “l’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che l’uomo buono non faccia nulla”.
Ci pare appropriato sottolineare il valore estremamente significativo di questa affermazione, perché ha il merito di investire ognuno di noi dell’importante missione di tutela della nostra democrazia e dei nostri principi fondamentali. Perché i valori e principi che ci hanno trasmesso i nostri padri diventano perpetui soltanto se si incarnano in ognuno di noi.
Alessandro Salonichio, presidente Comunità ebraica di Trieste
(17 settembre 2013)