1938. Trieste non dimentica
Settantacinque anni fa, il 18 settembre 1938, Mussolini decideva che Trieste sarebbe stato il luogo più adatto per annunciare all’Italia, ma soprattutto al mondo, la successiva emanazione delle leggi razziste che avrebbero segnato il destino di decine di migliaia di persone. Ieri, 16 settembre 2013, i rappresentanti delle istituzioni locali hanno voluto ricordare ciò che avvenne, per dare un segno tangibile d’irreversibile rifiuto di un’ideologia indegna. È un importante riconoscimento, una presa di responsabilità, che il Sindaco Roberto Cosolini, la Presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani hanno voluto, con le loro parole testimoniare in modo forte e convinto nel palazzo antistante il luogo in cui tutto iniziò, in quella Piazza Unità dove una folla enorme assisteva e applaudiva. La presenza e gli interventi del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna e del presidente della Comunità Ebraica di Trieste, Alessandro Salonichio hanno segnato l’importanza storica di questo atto che ha riconosciuto il tradimento attuato dall’Italia, in quanto nazione, nei confronti di chi, anche se già oggetto di maltrattamenti da parte di singoli, continuava a sentirsi cittadino come tutti gli altri. È stato molto significativo il fatto che, nel discorso di apertura i questa cerimonia commemorativa, nella sala del Consiglio Comunale, gremita di persone attente ed emotivamente coinvolte, il presidente del Consiglio Comunale, Iztok Furlanic, prima di dare la parola alle autorità intervenute, abbia voluto ricordare Andrea Mariani, recentemente scomparso, per tanti anni presidente della Comunità Ebraica di Trieste, e Assessore Comunale alla Cultura.
Quel giorno, in piazza Unità, c’erano anche tanti ebrei. Alcuni per scelta, altri loro malgrado. Tutti, dopo quel discorso, tornarono a casa colpiti, feriti nel profondo, forse non ancora del tutto consapevoli di quello che sarebbe accaduto poi. La lectio magistralis del professor Michele Sarfatti, del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, ha ben spiegato tutto ciò, analizzando con attenzione il ricatto perverso, operato quel giorno da Mussolini soprattutto nei confronti dei tanti, fra gli ebrei, che avevano contribuito alla costruzione della Nazione, combattendo prima per l’Unità d’Italia, convinti poi della causa irredentista e che, in buona fede, avevano sostenuto l’affermazione del fascismo della prima ora: “Cessate, subito, ogni protesta! – disse loro in sostanza – Che gli ebrei italiani con benemerenze accettino il loro specifico trattamento, se ne mostrino degni e non protestino né per esso né per quello riservato ai loro fratelli! Che questi ultimi accettino il proprio e non emettano una sola minuta lamentela! Che gli ebrei all’estero desistano immediatamente e per sempre dalle già avviate azioni di protesta, di boicottaggio culturale ed economico, di pressione sui rispettivi governi! Che non mi giunga più notizia di solidarietà, di fratellanza! Sta a voi ebrei italiani e stranieri farmi o no intraprendere i prossimi gradini della scala persecutoria.” Domani, alle ore 12, in piazza dell’Unità d’Italia, nel luogo in cui era stato allestito il palco da cui fu diffuso l’annuncio infame verrà scoperta una targa d’acciaio, non di rame o di bronzo, per collegarla idealmente a quella apposta alla Risiera di San Sabba, come ha ricordato il Sindaco Cosolini nel suo discorso.
Paola Pini
(le foto sono di Giovanni Montenero)
(17 settembre 2013)