Periscopio – La svolta di Francesco
Il grande clamore suscitato dalla recente risposta data da papa Francesco alle domande postegli da Eugenio Scalfari appare decisamente giustificato, perché il gesto del pontefice rappresenta senz’altro una rilevante novità, che non mancherà di far valere i suoi effetti non solo sul cammino della Chiesa, ma sull’intera società contemporanea.
Dal punto di vista dell’inedita scelta del mezzo di comunicazione prescelto (una lettera aperta a un giornale – e non certo una testata tradizionalmente allineata sulle posizioni ecclesiastiche), essa pare rappresentare un vero momento di svolta sul piano del controverso rapporto tra religione e modernità. La Chiesa deve ancora diffidare della modernità, dei moderni mezzi di comunicazione, e deve restare ancorata alla sua millenaria aura di mistero e impenetrabilità (a quel che resta di essa), o deve piuttosto accettare la sfida, sfruttando la grande potenza offerta dall’odierno sistema mediatico? Un papa che dibatte a tu per tu con un autorevole commentatore laico conquisterà nuove simpatie, “in partibus infedelium”, alla sacra istituzione che rappresenta, o rischia di ulteriormente ‘desacralizzarla’, vedendosi ‘detronizzato’ al rango di un opinionista tra tanti? Difficile rispondere.
Nel merito, le parole di papa Bergoglio si segnalano senz’altro per lo spirito di grande mitezza e apertura umana che le pervade. L’immagine di un papa umile, semplice, uomo tra gli uomini, in grado di confrontare le proprie opinioni con quelle altrui, senza alcuna pretesa di superiorità, non lascia indifferenti. Mai, prima d‘ora, da un pontefice erano arrivate parole così limpide e serene sulla libertà di coscienza e sulla dignità umana e spirituale dei non credenti (ancora oggi considerati da tanti come degli erranti da correggere o compatire). E le espressioni nei confronti degli ebrei, in particolare, colpiscono la mente e il cuore. Gli ebrei, secondo Francesco, vanno ringraziati per la perseveranza manifestata nella loro fede. Quella che per secoli è stata bollata come perfida, ostinata e superba ‘cecità’, e che innumerevoli sofferenze e umiliazioni ha provocato al popolo mosaico, diventa ora, nelle parole di Francesco, fedeltà all’antico patto stretto col Signore.
Qual è la vera Chiesa, quella di ora o di allora? Sarebbe, ovviamente, una domanda antistorica. Il tempo scorre. Stavolta, sembra scorrere in una direzione che lascia aperta la speranza. Sarebbe sbagliato sottovalutare le parole di Francesco, sminuire la loro portata innovativa o dubitare della buona fede di chi le ha pronunciate. Ma sarebbe anche sbagliato considerarle una sorta di “happy end”, il chiarimento finale di un increscioso equivoco tra due vecchi amici. Francesco è un uomo giusto. Le responsabilità passate della Chiesa non gravano su di lui, così come la sua giustizia non si irradia si tutti coloro che, prima di lui, si sono seduti sullo scranno di Pietro, e che hanno pronunciato, nei millenni, parole ben diverse.
Francesco Lucrezi, storico
(18 settembre 2013)