Sukkot…

Siamo giunti alla festa di Sukkòt, ricorrenza che apparentemente sembra non aver nulla a che fare con le intense e solenni giornate che ci hanno preceduto (Rosh ha-Shanà e Kippur). In realtà i Maestri ci insegnano che queste feste sono legate l’una all’altra. Così anche le tre mitzvòt previste nella festa di Sukkòt sembrerebbero non aver nessun legame né tra loro né con i giorni trascorsi. In realtà però il contenuto di questa festa e dei suoi precetti è profondo di significati e legami. In questi giorni di festa la Torà ci prescrive di uscire dalle nostre abitazioni stabili e di entrare e risiedere nella Sukkà -la capanna, di prendere il Lulav e di “gioire durante la Festa”. I Maestri ci insegnano che la mitzvà della Sukkà insieme a quella dell’immergersi nel mikvè – il bagno rituale, è l’unica che si compie con tutto il corpo. La Sukkà ci ricorda gli Ananè ha-Kavòd – Le nubi di Gloria, la presenza divina che per 40 anni hanno protetto il popolo d’Israele nel deserto. Ecco che simbolicamente entrando nella Sukkà si entra in una dimensione spirituale, in una consapevolezza e totale fiducia in Dio, in un totale abbandono da ciò che ci distoglie e ci affligge, questa piena fiducia può avvenire solamente dopo essersi riconciliati con Lui, quindi dopo aver fatto Teshuvà a Rosh ha-Shanà e Kippur. Così anche per il Lulav, i Maestri ci insegnano che le quattro specie di cui il Lulav è composto (mirto, palma, salice di fiume e cedro) simboleggiano quattro diversi tipi di ebrei (coloro che fanno buone azioni ma non studiano la Torà, coloro che studiano la Torà me non fanno azioni meritevoli, coloro che non fanno nessuna delle due cose e coloro che fanno entrambe le cose). Ecco però che se dovesse mancare solamente una di queste specie, il Lulav non sarebbe idoneo per poter recitarvi l’apposita benedizione. Il Lulav quindi, con le sue quattro specie legate assieme, simboleggia la riconciliazione tra le diverse specie di uomini, e così viene agitato verso i quattro punti cardinali in alto ed in basso e portandolo verso il cuore. Ecco che solamente dopo essere entrati nella Sukkà, affidandosi all’Eterno dopo essersi riconciliati con Lui ed agitando il Lulav che simboleggia la riconciliazione con gli altri, allora si può raggiungere il livello di Simchà – Gioia, che la Torà prescrive solo ed unicamente per questa Festa.

David Sciunnach, rabbino

(18 settembre 2013)