Ticketless – Botticelli valdostano
Eccolo il Botticelli della discordia. L’ho catturato on line. Sì, perché nessuno ha ricordato che il birichino nel 2008 era scappato ai piedi del Monte Bianco, per una intera estate. Al Museo d’Israele “L’Annunciazione di San Martino alla Scala”, affresco di Sandro Botticelli del 1481, di norma residente agli Uffizi, ha rischiato di non andare. In un primo tempo s’è detto che la rinuncia era dovuta al pericolo di una guerra imminente, come se cinque anni fa gli agenti atmosferici all’ombra delle vette più alte d’Europa non fossero altrettanto rischiosi per un dipinto come quello. Il grande equivoco, per fortuna, è stato chiarito da un ottimo intervento di Sefy Hendler (senior lecturer di Storia dell’arte, all’Università di Tel Aviv) e Tomaso Montanari (professore di Storia dell’arte moderna dell’Università Federico II di Napoli). La buona notizia non è stata però commentata come si deve. Le guerre non risolvono i problemi, si dice spesso, ma (qualche volta) aiutano a rinsavire, sono una provvida sventura. Le autorità romane (e valdostane) farebbero bene ad aprire le orecchie.
Vale la pena riascoltare le parole dei due professori, purtroppo confinate nella rubrica di lettere del “Corriere della Sera”, quando avrebbero meritato il rilievo di un editoriale in prima pagina: “Crediamo profondamente nell’amicizia tra Italia e Israele e nel ruolo che la cultura può e deve avere nel rafforzarla: il nostro stesso, continuo scambio scientifico è un minuscolo tassello di quell’amicizia, ma siamo convinti che le relazioni culturali tra i popoli non possano essere rafforzate da scambi di singole opere ‘feticcio’ decise dalle diplomazie senza nessun coinvolgimento delle comunità scientifica e anzi imponendo al museo prestatore e al museo ospitante un ‘evento’ del tutto estraneo alla loro vita”. Sante parole. Di questa nobile lettera s’è parlato troppo poco. Sarebbe bello che un giornalista del “Corriere”, o di altro quotidiano, spiegasse ora ai nostri allegri tour operator ministeriali che con la cifra necessaria a portare Botticelli a spasso si potrebbero comprare libri per biblioteche e allungare l’orario di apertura, finanziare corsi di lingua ebraica, dottorati sulla storia dell’arte rinascimentale, da tenersi, perché no, d’inverno all’ombra del Monte Scopus, d’estate all’ombra del Monte Bianco, là dove i pionieri del sionismo si radunavano negli anni Trenta in memorabili campeggi.
Alberto Cavaglion
(18 settembre 2013)