Oltremare – Benedetto autunno
Per primo è il vento, che cambia sostanza, meno umido e più sostenuto. Si scontra con le finestre e fa vibrare i vetri, il vento del pomeriggio tardo e della sera. Poi in cielo ritornano le dimenticate nuvole, bianche e pannose, immobili inizialmente, poi anche loro mobili che fanno allegria.
Intanto in spiaggia c’è finalmente spazio per stendere un asciugamano da un metro tutto diritto senza incocciare una famiglia di francesi o locali arsim (hem, burini, direi) sbracati e superabbronzati che fan paura, di giorno quanto di notte. L’acqua del mare lentamente riconquista la limpidezza e il colore suo naturale, senza tutta la sabbia alzata dai suddetti francesi ed arsim, che riescono ad essere disordinati e rumorosi anche mentre fanno il bagno. In modo più graduale, meno evidente, diminuiscono anche le coppie di giocatori di matkot – gioco con racchette di legno un po’ più grandi di quelle da ping-pong, ma senza regole riconoscibili e senza punti, sui cui bisognerebbe scrivere un libro intero di antropologia israeliana – e con esse scéma il pericolo costante di essere centrati da un pallino nero simile a quello delle bocce proprio in mezzo agli occhi. Infine la sabbia e il bagnasciuga smettono di essere chiazzati di spazzatura varia, torsoli di mela o spesse bucce di anguria, sacchetti di plastica e cicche spente.
E allora è ufficiale: l’estate è finita. La spiaggia ritorna nostra. Territorio di nuovo amico, piacevole sia per una passeggiata che per un bagno che altrove sarebbe fuori stagione. La città si prepara all’autunno e all’inverno, e una prima pioggia cade, davvero presto, sorprendendo tutti ancora in costume da bagno. Benvenuto davvero con le tue benedizioni, anno 5774!
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(23 settembre 2013)