Tea for two – Venerdì sera

silvera giustaQualche tempo fa magnificavo idilliaca lo shabbat state of mind, quello stato di grazia causato dallo shabbat in compagnia. Dimenticavo la famigerata angoscia del venerdì sera, quella sensazione di tensione e tendenza a filosofeggiare e a fare il punto della propria vita. Quando non prendo sonno, quando non riesco ad incastrare nessuno in chiacchiere fiume, il venerdì sera diventa un compagno indisponente. Poggio l’intricata chioma sui cuscini e comincio a darmi al vaniloquio silenzioso. Scrivo nella mia mente lettere d’amore che non invierò mai come quelle di Nanni Moretti in Aprile. Lui si lanciava in invettive contro il partito, io faccio ghirigori e confessioni, ben più deprimenti di quelle di Rousseau. Shabbat apre il varco spazio-temporale che non ti lascia via di fuga e ti sbatte prepotentemente davanti al tuo nemico e alleato number one: nientemeno che te stessa. Una volta chiusa con della ceralacca le lettere mai inviate, mi dedico a fare il piano della mia vita futura, parlottando tra me e me di nuovi cappottini invernali e cappelli rossi con cui sfidare le prime brezze autunnali. Penso a grandi cambiamenti, arredo la mia casa da trentenne in carriera e decido la farcitura della torta nuziale del matrimonio di mia sorella (faremo come in Orgoglio e pregiudizio: prima le più piccole, poi le maggiori, in barba alle convenienze sociali e alla nobiltà campagnola inglese). E l’ultimo pensiero prima di prendere sonno lo dedico ad un incontro avvenuto proprio lo scorso venerdì di moed con una signora anziana per strada. Mi ha agguantata con un misto di rabbia e disperazione perché il suo autobus non passava e mentre camminavamo e mandava al diavolo qualsiasi cosa o persona incontrasse, mi ha guardata e mi ha raccontato di aver perso suo marito. “Era bello come il sole” ha ripetuto più volte, fino a stamparmelo in testa. Poi è riuscita a trovare un autobus e con la faccia rabbonita mi ha salutata mentre mi allontanavo a piedi. Così, l’angoscia del venerdì sera, si scioglie un po’, ripensando alla signora ed al suo compagno di vita bello come il sole.

Rachel Silvera, studentessa

(23 settembre 2013)