Giornata della Cultura – Rav Bahbout: “Il bene comune”

Signor Presidente
Nel corso dei secoli le Comunità ebraiche italiane hanno elaborato vari modi per riconoscere e rispettare le leggi dello Stato e le autorità del Paese che le avevano accolte.
Il Talmud – che rappresenta la fonte fondamentale cui ispirarsi per il popolo ebraico – stabilisce fin dal terzo secolo che “la legge dello Stato è legge” e che, se non è in aperto contrasto con le leggi morali naturali, va rispettata.
Un’attenzione particolare riserva la tradizione ebraica al kavod, cioè al rispetto, che va dato alle autorità che rappresentano il governo del Paese. Questo si manifesta a livello sia pubblico che privato.
A livello pubblico, nelle preghiere che settimanalmente risuonano nelle sinagoghe e a livello privato , quando si incontra il massimo rappresentante dello Stato.
Ogni settimana risuona la preghiera ebraica che chiede a
“Colui che dà salvezza al Re e governo ai principi, Colui che libera dalla spada il re Davide suo servo … benedica, riguardi, custodisci, aiuti esalti e renda grande il nostro Signore … il Re dei Re lo riguardi e lo mantenga in vita, liberandolo da ogni angustia e da ogni danno” .
Sono questi auguri che noi facciamo fervidamente al Presidente Napolitano che ci onora con la sua presenza oggi.
Ma la preghiera continua augurando che
“il Signore gli conceda di ricoprire la sua carica per lunghi giorni e ispiri il suo cuore e quello dei suoi consiglieri e ministri affinché operino per il bene della collettività”
Queste ultime parole si addicono al nostro Presidente. Nonostante la riluttanza mostrata com’è noto dal Presidente Napolitano, il Parlamento ha provveduto a prolungare il suo mandato e tutti noi siamo testimoni di come il Presidente operi giorno per giorno per il bene del Paese sia direttamente che indirettamente attraverso i suoi consiglieri. Come minoranza non posiamo certamente dimenticare le dichiarazioni più volte fatte contro l’antisemitismo e le forme subdole che si mascherano dietro l’antisionismo che tende a delegittimare il diritto all’esistenza in pace dello Stato d’Israele. Tutto ciò in perfetta sintonia con le dichiarazioni più volte fatte contro ogni forma di razzismo e di discriminazione fatte in varie circostanze, per la difesa dei diritti di ogni popolo e di ogni minoranza a vivere in pace.
Qualcuno ha voluto insignire il presidente Napolitano della regalità, chiamandolo un po’ scherzosamente “Re Giorgio”. Mentre oggi quasi ovunque i popoli vengono guidati da Presidenti, un tempo le Nazioni venivano rette da Re. In effetti la stessa parola melech – RE – può essere tradotta anche con “guida”. Ora, quando si incontra un Mèlech bisogna pronunciare una Berachà, una benedizione che suona così:
“Benedetto sii tu o Signore re eterno che hai concesso parte del tuo onore a un essere di carne e sangue” .
Questa benedizione dicono i Maestri si addice a una Re specie quando è dotato di Chochmà, di saggezza.
Kavod e Chochmà, onore e saggezza, si addicono pienamente al nostro Presidente e quindi noi la pronunceremo con piena convinzione.
Grazie presidente per essere qui tra noi, la sua presenza non solo ci onora, ma dimostra se ce ne fosse ancora bisogno la sua sensibilità verso i valori chE esprime la comunità ebraica in seno alla società nazionale.

Rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli e del Mezzogiorno

(29 settembre 2013)