Giornata della Cultura – Sandro Temin: “150 anni insieme”

In questi giorni celebriamo il 150° anniversario della fondazione della Comunità Ebraica di Napoli.
La storia della Comunità è articolata e non può prescindere dal contesto in cui si sviluppa ne’ dalle vicende che hanno vissuto gli ebrei di Napoli nell’ epoca romana e medioevale.

Dall’ epoca romana fino all’ inizio del 1500 erano presenti a Napoli e in tutto il Meridione d’ Italia nuclei ebraici, in grandi città e in remoti piccoli centri. Pompei, Pozzuoli, Capua ci hanno trasmesso epigrafi e pietre tombali che testimoniano una vita ebraica vecchia di 2.000 anni . In numerose località sono ancora visibili le tracce di sinagoghe, bagni rituali, giudecche e cimiteri ebraici. Vita, tradizione e cultura ebraica erano molto diffusi.

Proprio con la fine del Medio Evo la presenza ebraica di Napoli e di tutto il Meridione di Italia ha una brusca interruzione. Nel 1510 venne emesso un primo decreto di espulsione che permetteva solo ai più abbienti fra gli ebrei di rimanere. Poi via via altri decreti di espulsione fino a quello definitivo del 1541 che espelleva definitivamente gli ebrei da tutto il sud di Italia.

Analogamente a quanto avvenuto in Spagna nel 1492 , gli ebrei del Sud Italia furono espulsi oppure dovettero sottoporsi a conversione forzata, pur conservando, talvolta, per generazioni, segretamente, culti e tradizioni ebraiche vietate e non tollerate dalle autorità.

Dunque, dal 1541, in tutto il Meridione di Italia cessa la presenza ebraica. Sporadicamente, in occasione di fiere e mercati venivano rilasciati rari salvacondotti che permettevano la presenza , per la breve durata delle manifestazioni a commercianti ebrei.

Nel 1740 fu favorito da Re Carlo di Borbone l’ insediamento di un nucleo di circa 120 ebrei nella città di Napoli perché dessero impulso alla auspicata ripresa economica . Il modesto apporto dell’ iniziativa e , sopratutto i difficili rapporti con la popolazione locale, portarono a un nuovo decreto di espulsione nel 1747.

Ma questo breve insediamento e i rari salvacondotti sono da considerarsi episodi marginali. In un vastissimo territorio monoculturale, era proibito professare religioni diverse dalla cattolica , l’ assenza di ebrei dal nostro territorio, iniziata nel 1541, durerà per ben 3 secoli.

La situazione comincerà a cambiare solo intorno al 1830 e nella sola città di Napoli.

I Borbone, in gravissime difficoltà economiche per i debiti contratti con l’ esercito Austriaco che ne permetteva la permanenza sul trono, trovarono nella Famiglia Rothschild il necessario sostegno finanziario. Già nel 1821 il giovane Carlo Rothschild viene una prima volta in missione esplorativa a Napoli. Dieci anni dopo torna e vi si insedia e nel 1841 acquista dalla vedova di Sir Acton la villa che oggi ci ospita per farne la sua residenza.

Nei primi anni del XIX° secolo la breve dominazione francese e la debolezza dei Borbone, aveva cominciato ad allentare il rigore sul divieto di residenza degli ebrei nel Regno delle Due Sicilie. I rari ebrei di passaggio da Napoli sapevano che al Largo del Castello, l’ odierna Piazza Municipio, presso l’ Albergo Croce di Malta , potevano trovare una stanza che veniva all’ occorrenza dedicata ad oratorio.

Ma sarà proprio qui, in questa villa, che il Barone Carl Mayer Rothscild decide di destinare una stanza, non sappiamo e forse mai sapremo quale, ad oratorio, nella quale lui stesso , i suoi collaboratori e gli ebrei di passaggio, sempre più numerosi, sapevano di poter svolgere i servizi religiosi.

Nel 1861 l’ Unità d’ Italia segna la vera svolta per la nascita della Comunità Ebraica Di Napoli: Per le nuove vicende di integrazione del Meridione d’ Italia nello stato nazionale, la funzione dei Rothschild e della loro Banca perdeva la valenza che li aveva portati ad insediarsi a Napoli. Attratti dalle possibilità di sviluppo economico di Napoli, molti ebrei, prevalentemente italiani, scelsero di trasferirsi qui con le loro famiglie. Perciò l’ oratorio di questa villa cominciava ad essere troppo piccolo, e i Rothschild pensavano già alla vendita che avvenne nel 1867 con cessione al Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes.

A Napoli c’era dunque la necessità di una nuova Sinagoga che potesse accogliere un numero sempre crescente di ebrei che vi si stabilivano. Vennero istituiti diversi comitati di organizzazione e beneficenza per il reperimento dei fondi necessari al restauro, al pagamento dell’ affitto per i primi 5 anni, e all’ arredo della nuova Sinagoga che era stata individuata negli ampi locali di un appartamento di Via Cappella Vecchia 31 che , in passato, aveva già ospitato l’ Ambasciata di Prussia ed una chiesa luterana. Fra i più solerti e generosi benefattori troviamo Carlo e Adolfo Rothschild, figli di Carl Mayer, che ci confermano quanto questa Famiglia sia stata la vera protagonista della rinascita dell’ ebraismo a Napoli.

La generosità dei nuovi membri della nascente Comunità, in breve tempo permise di completare tutte le strutture sinagogali, di disporre dei fondi per l’ assunzione di un Rabbino e per l’ acquisto di un’ area da destinare a cimitero che fu perfezionata in 2 momenti : il primo nel 1865 e poi un’ area maggiore nel 1875.

Con grande solennità , con la partecipazione di un Rabbino di Roma, vennero svolte le funzioni religiose del Capo d’ anno e di Kippur nel Settembre del 1863. Sono dunque 150 anni proprio in questi giorni. Solo l’ anno successivo avremo finalmente il nostro primo Rabbino. L’ appena trentenne Beniamino Artom di Asti, che nel 1869 fu chiamato ad un prestigiosa cattedra rabbinica a Londra.

Negli anni successivi alla fondazione gli ebrei napoletani, tutti immigrati, riescono a conferire alla Comunità quelle strutture che sono necessarie a mantenere, coltivare e trasmettere alle nuove generazioni la cultura e le tradizioni ebraiche.
Sono gli anni in cui gli ebrei italiani respirano un’ aria nuova: nel 1848 gli Statuti Albertini hanno abbattuto le mura dei ghetti . L’ emancipazione consegna diritto di cittadinanza ed uguaglianza dopo secoli di oscurantismo.

E, a proposito di ghetti, desidero ribadire : a Napoli il ghetto non c’ è mai stato; ma non per la generosità dei sovrani o del clero che altrove lo imponevano, ma , anzi per la tirannia di coloro che, nell’ epoca dei ghetti (1510 – 1848 ) avevano espulso gli ebrei da Napoli.

La Napoli che accoglie, negli anni ’60 dell’ ottocento, la nascita e la crescita della nuova Comunità ebraica, è una Napoli nuova, accogliente, così diversa da quella spagnola che aveva espulso e tenuto lontano gli ebrei e le altre diverse nazioni. E gli ebrei di Napoli, pur impegnati nelle proprie attività, nello sviluppo della vita comunitaria, si distinguono da subito per la loro partecipazione alle vicende sociali, culturali , politiche della città.

Il nome di Dario Ascarelli è inciso nel marmo all’ ingresso della nostra Comunità. Grazie ad un suo importante lascito fu possibile acquistare nel1927, con l’ integrazione di una nuova sottoscrizione fra gli iscritti, le mura della Comunità e della Sinagoga di Via Cappella Vecchia.
In questa vicenda un importantissimo ruolo di mediazione fu svolto da Lamberto Foà ,fra la Famiglia di Dario Ascarelli e la Comunità stessa affinchè l’ acquisto andasse a buon fine. Lamberto Foà, eletto Consigliere della Comunità per la prima volta nel 1913 fu poi Presidente dal 1945 al 1963 ( mezzo secolo di ininterrotto servizio ! ) .

Molto vivo fra i napoletani è il ricordo di Giorgio Ascarelli, brillante imprenditore fondatore della squadra di calcio del Napoli e che fondò uno stadio privato, esempio di lungimiranza imprenditoriale che le grandi Società di calcio stanno riprendendo proprio in questi anni. Lo stadio si chiamava Stadio Ascarelli e nel 1934 diventò Stadio Vesuvio per ospitare una partita della squadra nazionale di Germania, che non poteva giocare una partita in uno stadio che portava il nome di un ebreo!

Ricordo ancora il nome di Mario Recanati, poliedrico imprenditore, fra l’ altro aprì la prima sala cinematografica di Napoli nel 1903, che anche fu generoso verso la Comunità con un importante lascito .

Se questi nomi vanno ancora ricordati per l’ importanza delle loro iniziative, non dimentichiamo che i numeri della Comunità sono sempre piccoli, fluttuante nel tempo il numero degli iscritti è sempre di poche centinaia di individui.(oggi siamo 200). Ma numerosi, in proporzione, furono gli arruolati per la Grande Guerra , almeno 30 , e quasi tutti ufficiali o sottufficiali a dimostrazione dell’ elevato livello culturale medio degli ebrei di Napoli.

Proprio durante la Grande Guerra, nel 1917 accadde un evento molto significativo per la nostra Comunità. Nella città di Salonicco, sede di una importantissima comunità di circa 50.000 ebrei, si sviluppò un incendio che distrusse quasi completamente il quartiere ebraico. Migliaia di profughi lasciarono la loro terra e si diressero verso altri accoglienti lidi. Napoli accolse molte decine di queste famiglie i cui discendenti sono ancora una parte importante della nostra Comunità. Negli stessi anni, non solo da Salonicco, ma anche da altre località greche e turche, Giannina, Smirne, Rodi, altre famiglie arrivarono a Napoli. Sono tutte discendenti di famiglie espulse nel 1492 dalla Spagna e portano con sé, dopo più di 4 secoli una meravigliosa parlata giudaico spagnola che hanno conservato nelle loro case napoletane per lunghissimo tempo.

Nel Settembre del 1938 gli equilibri raggiunti da pochi decenni vengono tragicamente abbattuti dalla promulgazione delle leggi razziali.

Le leggi razziali sono un colpo tremendo che colpisce indiscriminatamente tutti e subito : i ragazzi non andranno più a scuola, gli insegnanti neppure, gli imprenditori dovranno “arianizzare” le loro aziende, cioè cederle a non ebrei; i professionisti non potranno più esercitare, molti impiegati perderanno il posto di lavoro.

Di nuovo i numeri ci dimostrano che grado di integrazione con la società avevano gli ebrei di Napoli. Su una popolazione di circa 580 persone, furono ben 5 i professori ordinari espulsi dall’ Università e 13 gli assistenti.

Garantire ai più giovani il diritto/dovere allo studio fu il primo obbiettivo del Consiglio della Comunità. Per 10 bambini in età di scuola elementare , fu istituita una classe speciale alla Scuola Vanvitelli , al Vomero , dove in una sola aula, con una sola insegnante , bambini di età diverse, continuarono i loro studi. Entravano ed uscivano da una porta secondaria in orari diversi da tutti gli altri bambini della scuola. C’ era il pericolo che si incontrassero.
Per gli altri ragazzi, dalle scuole medie alle superiori, la Comunità organizzò una scuola itinerante e le lezioni si svolgevano di volta in volta nelle case degli studenti stessi o dei docenti. L’ insegnamento veniva tenuto dai Professori ebrei allontanati dalle scuole e, per alcune materie gli allievi poterono godere degli insegnamenti di illustri Professori di Università, anch’ essi espulsi, che si offrirono per questo servizio.

Siamo orgogliosi di celebrare oggi i 150 anni della Comunità ebraica di Napoli. E partecipiamo con pari orgoglio alle celebrazioni del 70° anniversario delle 4 giornate di Napoli.

Nonostante il logorio di 5 anni di leggi razziali, anche gli ebrei, giovani e meno giovani parteciparono con passione ed entusiasmo all’ insurrezione popolare . Un nome per tutti è quello di Alberto de Fez, cui rivolgo un affettuoso saluto, che più di tutti rappresenta la partecipazione ebraica alle 4 giornate.
Ma, sicuramente molto di più è quanto le 4 giornate hanno dato alla nostra Comunità napoletana. Il giorno che Napoli insorgeva, il 28 Settembre, gli ebrei di Roma erano in fila per radunare quei famosi 50 kg. di oro che il colonnello Kappler estorse con un vile ricatto.Sono gli ultimi giorni che precedono la necessità per gli ebrei italiani di entrare in clandestinità, di nascondersi pur senza rendersi ancora conto a quali tragiche vicende stavano andando incontro. Con la retata del 16 Ottobre a Roma iniziano in tutta Italia il terrore, gli arresti, le deportazioni.

In questo periodo le vicende della Comunità ebraica di Napoli differiscono da quelle di tutte le altre Comunità italiane : gli ebrei di Napoli non conobbero quel terrore, ne’ dovettero nascondersi, ne’ procurarsi documenti falsi. Le 4 giornate avevano liberato Napoli dall’ occupazione nazista proprio alla vigilia del progetto di deportazione degli ebrei italiani.
Possiamo dire che Napoli è l’ unica città d’ Europa , sede di una Comunità ebraica , dove c’ è stata l’ occupazione nazista , nel cui territorio nessun ebreo è stato arrestato o deportato. E questo grazie alle 4 Giornate. E di questa luminosa pagina tutti i napoletani debbono esserne orgogliosi e custodirne la memoria.

Non possiamo tuttavia dimenticare i 14 ebrei della Comunità e il piccolo Sergio de Simone vittime della barbarie nazista che in altre località italiane furono arrestati e deportati nei campi di sterminio.

Di fatto a Napoli le leggi razziali furono immediatamente abrogate . Fra Dicembre 43 e Gennaio 44 il Prof. Graziani e il Prof. Forti, espulsi nel ’38 furono reintegrati nel loro insegnamento all’ Università. Alcuni imprenditori che avevano arianizzato le loro aziende, mio Padre fra questi, se le avevano cedute ad amici sinceri, ne rientrarono in possesso e ripresero le loro attività.

A Napoli sosteranno per diversi mesi le truppe alleate. Fra queste , la Brigata Ebraica : E’ un numeroso gruppo di giovani pionieri provenienti dalla terra del futuro Stato di Israele, allora mandato britannico, che vollero dare il loro contributo alla liberazione dell’ Europa dai nazi-fascisti. E a Napoli nel Dicembre del 43, mentre nel cuore dell’ Europa gli ebrei sono oggetto delle più orrende crudeltà, 1.000 giovani ebrei , della brigata ebraica o inquadrati nelle truppe americane, inglesi e canadesi, LIBERI, IN ARMI , hanno potuto celebrare la festa di Channuccà che ricorda proprio la vittoriosa rivolta dei Fratelli Maccabei contro i Greci.

La guerra finalmente finisce. Gli ebrei di Napoli , pur presi ciascuno dalle proprie necessità di rinascita, si impegnano per aiutare in ogni modo gli ebrei sopravvissuti, scampati alla Shoà, che numerosi transitano per la nostra città e dal nostro Porto per imbarcarsi con rinnovata fiducia verso il nascente Stato di Israele, verso le Americhe, verso l’ Australia.

Negli anni dell’ immediato dopoguerra la Comunità si arricchisce di tanti nuovi nati. Alcune famiglie lasciano Napoli, altre ne arrivano. Alcune arrivano per scelta, altre si trovano qui senza sapere neanche perché, disperate, profughe, cacciate dall’ Egitto nel ’56, o dalla Libia nel ’67. Li accoglie la solidarietà della Comunità durante il loro transito ed alcune si stabiliscono a Napoli.
Proprio in quegli anni molti dei nuovi nati del dopoguerra, ormai ventenni lasciano Napoli per “salire” in Israele e coronare il sogno che le loro Famiglie hanno coltivato in 2.000 anni di diaspora. In Israele vive oggi un piccolo gruppo di ebrei napoletani che ha mantenuto con la nostra Comunità e con Napoli un rapporto sempre vivo.

Concludo leggendo le parole, sempre più attuali, pronunciate dal Presidente della Comunità Avvocato Jacob Sacerdote nel 1963 quando furono celebrati i 100 anni della Comunità :

Sappiamo che la nostra Comunità, come le Comunità consorelle italiane, opera in un Paese nel quale i principi della libertà e della uguaglianza fra i cittadini non sono cose vane ed in cui la coscienza comune di queste verità ha preso rinnovellato vigore dai sacrifici della Resistenza e dalla Carta Costituzionale che essa ha elargito.

A 150 anni dalla fondazione la vita ebraica di Napoli ruota ancora intorno alla Sede e alla Sinagoga di Via Cappella Vecchia. In tanti altri centri del Meridione d’ Italia stanno rinascendo numerosi nuclei di vita ebraica.

Oggi segniamo una nuova pagina della nostra storia , trasmettendo a chi ci seguirà l’onore che abbiamo ricevuto di celebrare questo anniversario alla presenza del Presidente della Repubblica.

Sandro Temin, consigliere UCEI

(29 settembre 2013)