Immigrazione – Agire è necessario

terminiApprezzo l’articolo di David Bidussa, che nella reazione collettiva alla tragedia di Lampedusa coglie uno scatto di identità forte nel richiamo ai valori di dignità e di responsabilità, nella partecipazione di chi l’ha vissuta, di chi l’ha comunicata al mondo attraverso immagini e scritti, di chi l’ha solo ascoltata e vista “da lontano”, come la maggior parte di noi.
“Ma -scrive David Bidussa- c’e’ un passaggio che non mi pare di aver colto anche in coloro che richiamano alla dignità” e questo è il percorso che porta al pentimento, di cui spiega la forza e la profondità del sentire. Mi scuserà Bidussa, ma nelle sue parole non mi pare di aver colto una nota per me altrettanto importante, che dalla responsabilità guarda al futuro, alla partecipazione attiva, individuale e collettiva, che fa di un insieme di persone un popolo civile. E’ il passaggio che dalla memoria porta al cambiamento. Che fare ora, perché non si ripeta questa tragedia ?
Il dramma che si sta consumando in questo nostro paese, guidato da élite politiche che si sono mostrate in questi anni troppo spesso inadeguate e incivili di fronte ai problemi, alle difficoltà e alle tragedie della popolazione, è che il senso di partecipazione attiva sembra essersi affievolito fino a scomparire in un senso di impotenza collettiva. L’osservazione della realtà sembra avvenire sempre piu’ attraverso le lenti di una televisione che fa confondere in chi la guarda le immagini di un reality show con quelle di realtà che si consumano a fianco della nostra casa, nel nostro territorio.
Fino a far scomparire quella straordinaria umanità che ha da sempre contraddistinto i nostri connazionali, facendoli emergere tra le popolazioni per generosità, per la capacità di immedesimarsi nei drammi di altri, di condividere pane e tetto con perseguitati, ebrei, resistenti, anche a rischio della propria incolumità nelle tragedie del secolo scorso.
E la Costituzione di questo ha dato conto, nel bellissimo articolo 10, dove l’accoglienza dei rifugiati è trattata ancora una volta con la maestria dei Padri costituenti.
Vedo due binari per poter rispondere con responsabilità e dignità alla terribile ferita che ci ha colpito a Lampedusa: il primo è collettivo, è un richiamo a rivedere quelle norme tristemente note come “legge Bossi-Fini” che antepongono una barriera di burocrazia alla possibilità di salvare rifugiati politici scaricati sulle nostre coste da mercanti di uomini della peggior specie: questa impostazione non appartiene ad alcun paese civile dell’Unione Europea, che come l’Italia si sia confrontato con problemi di drammatiche ondate migratorie. Prima la vita e l’organizzazione per un’accoglienza civile, questa la regole condivisa, poi il controllo di polizia.
Il secondo binario investe la sfera individuale e familiare: è la possibilità data a tutti noi, che abbiamo una casa e un reddito di qualsiasi tipo, di accogliere temporaneamente una di queste persone, cui per un caso della storia è toccato in sorte di trovarsi oggi dalla parte del mare. Perché lo Stato si accinga a ristrutturare i campi di accoglienza e la popolazione italiana ritrovi l’umanità solidale che le appartiene.

Valeria Termini
Università Roma Tre, Autorità per l’Energia

(nell’immagine la professoressa Termini con la redazione del Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e di Pagine Ebraiche al seminario Mercati e Valori – Firenze, giugno 2013)

(7 ottobre 2013)