9 ottobre 1982. Roma non dimentica
“Capire i fatti storici, comprendere la loro collocazione geografica e temporale perché niente avviene per caso. Un compito cui non è possibile sottrarsi relativamente a quanto avvenne il 9 ottobre 1982”. Lo ha affermato rav Benedetto Carucci Viterbi, preside della scuola ebraica di Roma, nel salutare gli studenti delle terze e quarte liceo ritrovatisi oggi in aula magna per commemorare, nel 31esimo anniversario, l’attentato alla sinagoga che costò la vita al piccolo Stefano Gay Taché e di cui lo stesso rav Carucci fu vittima.
Studenti, insegnanti, molti sopravvissuti all’attacco in un’iniziativa didattica fortemente voluta dalla famiglia Taché. Si commuove Gadiel, fratello maggiore di Stefano, a lungo sospeso tra la vita e la morte. Racconta delle sue paure, dei pensieri che lo avvolgono ogni volta che esce dalla sinagoga, dell’idiosincrasia maturata nei confronti dei botti di capodanno. Tocca, con dolore, il tema del mancato riconoscimento ufficiale di Stefano tra le vittime del terrorismo in Italia.
Prende la parola anche Sandro Di Castro, presidente del Bene Berith, che fu vittima e testimone del dolore della madre, Daniela, una volta appresa la notizia della morte di Stefano. Una frase ancora lo tormenta ed è collocabile nei minuti immediatamente successivi all’attacco: “Per questo bambino – scandisce in lacrime – non c’è niente da fare”.
E se il rabbino capo rav Riccardo Di Segni parla di “attentato che ha scosso le coscienze”, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici il cui padre – Emanuele – riuscì miracolosamente a salvarsi dopo essere stato dato per morto, si sofferma su come questa tragedia abbia rappresentato un punto di svolta per tutto l’ebraismo italiano. “Se prima l’abitudine era quella di camminare rasomuro – afferma Pacifici – da quel momento abbiamo iniziato a presentarci per quello che siamo senza paura di esporre le nostre specificità e diversità”.
L’evento odierno arriva a conclusione di un percorso pedagogico che ha visto protagonisti i ragazzi della quarta liceo con l’ausilio, tra gli altri, dell’assessore alla scuola Ruth Dureghello e della docente universitaria Serena Di Nepi. In rassegna, con filmati e diapositive, il clima d’odio e di rancore anti-israeliano che fu propagato attraverso i media nei mesi che precedettero l’attacco e le reazioni della stampa all’agguato mortale con errori e distorsioni di significato non infrequenti. A gettare nuova luce su questa vicenda, è stato ricordato, il libro di recente pubblicazione “Roma, 9 ottobre 1982” (ed. Viella) a cura degli storici Arturo Marzano e Guri Schwarz.
(Nell’immagine Gadiel Gay Taché e l’assessore Ruth Dureghello)
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(9 ottobre 2013)