Ticketless – Diversamente laici
Mentre rileggevo, sull’ultima “Rassegna Mensile di Israel”, alcuni corsivi di Guido Fubini, firmati con lo pseudonimo di Tewie il Lattaio, impazzava sui quotidiani la notizia degli scambi epistolari fra Papi. Papi veri e Papi laici. Prima Eugenio Scalfari e Papa Francesco, poi Papa Ratzinger e Piergiorgio Odifreddi. E’ di ieri la notizia di un’intervista di Scalfari a Papa Francesco uscita su “Repubblica”.
Ci sono laici e laici, lo vado ripetendo da parecchi anni. C’è la laicità ironica e tagliente di Tewie il Lattaio, c’è la laicità tronfia di Scalfari, che parla da Papa a Papa. Tipo: “Se una persona non ha fede né la cerca, ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato?” Domande che un laico vero, cioè autoironico, non osa affrontare. Un passaggio dell’enciclica laica mi ha inquietato. Scrive Scalfari: “Credo che il Papa, che predica la Chiesa povera, sia un miracolo che fa bene al mondo. Ma credo anche che non ci sarà un Francesco II. Una Chiesa povera, che bandisca il potere e smantelli gli strumenti di potere, diventerebbe irrilevante. E’ accaduto con Lutero ed oggi le sette luterane sono migliaia e continuano a moltiplicarsi”. Sette luterane? Spero che gli amici evangelici reagiscano come si deve e soprattutto trovino fra gli ebrei italiani chi solidarizzi con loro. Suggerisco questa settimana l’ottimo articolo di uno dei più esperti conoscitori del rapporto Stato-Chiesa, Iacopo Scaramuzzi. S’intitola “Scalfari e il papa” ed è uscito sul numero di ottobre della rivista “Lo straniero” (si trova anticipato in rete, www.lostraniero.net). Amara la conclusione di Scaramuzzi. I Papi laici di oggi hanno bisogno di una Chiesa trionfalistica, identitaria, politica: “Lagauche caviar scalfariana ha bisogno di un popolo fedele di cui sentirsi guida illuminata, una storia di cui eleggersi deus ex machina, una religione civile da fondare e rifondare. Ha bisogno di potere. L’unica cosa che ricorda di un passato che non c’è più”.
Alberto Cavaglion
(9 ottobre 2013)