16 ottobre – Riprendiamoci la nostra storia

gadipipernoIn una chiacchierata tra due figlie di cugini, mia sorella Gaia e mia cugina Iskà Bassi Hoppenheim nasce un’idea. L’idea di un viaggio. Ad Auschwitz. Che c’è di così particolare in questo? Molte famiglie, scuole, enti organizzano viaggi nei campi di sterminio nazisti. Forse nel nostro caso c’è qualcosa di diverso che merita una condivisione.
I miei bisnonni Augusto e Virginia Piperno (zikhronam livrakhà) furono arrestati il 16 ottobre 1943 in viale Giulio Cesare. Mentre aspettavano la partenza del treno da Roma, riuscirono a gettare un biglietto (vedi immagine), nel quale chiedevano di avvisare i familiari del fatto che insieme a Clara (sorella di Virginia) e Giuseppe Efrati (z”l) venivano portati in Germania. Dicevano di essere “rassegnati e sereni”. Furono uccisi al loro arrivo ad Auschwitz il 23 ottobre.
Avevano tre figli: Renata, Fernando e Giorgio (z”l). I nipoti, che non ebbero modo di conoscere tranne il primo, Franco Sabatello (z”l), furono otto. Si arriva quindi alla generazione successiva di trentacinque pronipoti, i quali oggi hanno un’età compresa tra i 15 e i 43 anni e risiedono in Israele per la grande maggioranza, due in Italia e gli altri quattro rispettivamente negli USA, a Strasburgo, in Argentina ed in India.
Noi cugini, pronipoti di Augusto e Virginia, abbiamo deciso di riprenderci il nostro passato. Vogliamo partire dal dolore dei campi di sterminio, per iniziare un percorso allo stesso tempo intimo ma condiviso. Ci ritroveremo tutti in Polonia. Avremo qualche giorno per riconoscerci, o, in certi casi, vederci per la prima volta. Andremo quindi ad Auschwitz. Per molti di noi sarà la prima volta in un campo di sterminio, ma vogliamo farlo tutti insieme, per confortarci a vicenda e perché l’idea di presentarci in trentacinque discendenti dei nostri bisnonni è il messaggio di forza più grande che possiamo dare.
gadi pipernoDa lì partiremo per tornare a Roma in treno facendo il percorso inverso rispetto a quello fatto dai nostri bisnonni cercando di renderlo ricco di significati e non solo commemorativo. Non c’è solo l’orgoglio di dire: avete ucciso i nostri bisnonni ma non il loro futuro. C’è anche, e soprattutto, la voglia di riprenderci il nostro passato e farne un patrimonio comune. Oltre ad essere separati da distanze geografiche non indifferenti, esistono tra di noi differenze di visione del mondo, dell’ebraismo e anche della politica molto distanti. Ma tutti abbiamo una radice comune che nasce a Roma, delle tradizioni da salvaguardare, una storia familiare dei nostri genitori e dei nostri nonni che le vie della vita non ci hanno permesso di tenere nel dovuto conto. Il primo grande obiettivo è quindi quello di rincontrarci, riconoscerci e trovare una lingua comune.
Tutto questo non lo facciamo solo per noi, ma anche e soprattutto per i nostri figli perché i legami familiari non dipendono solo dal grado di parentela ma da quanto si condivide. A questo scopo abbiamo iniziato a raccogliere le informazioni sulla vita dei nostri bisnonni comuni e dei nostri nonni per farne un patrimonio comune.
Il primo passo significativo di questo nostro viaggio non poteva che avvenire nella giornata del 16 ottobre. In questa giornata le famiglie residenti in Israele dei discendenti di Augusto e Virginia Piperno si raduneranno allo Yad Vashem per la commemorazione della deportazione degli ebrei romani, e, in questa occasione, davanti al direttore dello Yad Vashem ed all’ambasciatore Italiano in Israele, saliranno sul podio Yochanan Di Castro, fratello di Letizia, nuora di Augusto e Virginia, che parlerà della storia della nostra famiglia, e successivamente i miei cugini Ruth Di Segni Hakim e Shaul Bassi per raccontare del nostro progetto.
Il termine usato per questo nostro progetto è masa’ che in ebraico vuol dire viaggio, percorso ma anche tappa. Verso la fine del libro di Bemidbar, poco prima dell’ingresso dei figli di Israele in Eretz Israel, si parla di mas’è ovvero le tappe che fecero per avvicinarsi verso la terra. Il midrash Tanchumà spiega il motivo per cui in quel momento vengono ricapitolate tutte le tappe del viaggio del popolo nel deserto portando un esempio: è come un re che ha un figlio malato e ha dovuto portarlo in un posto lontano per curarlo. Al ritorno, il padre riepiloga tutte le tappe del percorso dicendo: qui abbiamo dormito, qui ci siamo raffreddati, qui hai temuto per la tua testa.
È arduo dire se nella nostra generazione le ferite della Shoah si siano rimarginate. Noi, che oggi abbiamo dei figli, abbiamo il dovere di guardare avanti e pensare al loro futuro. Ma il futuro dei nostri figli sarà migliore se riusciremo a trasmettere loro la consapevolezza delle nostre origini e gli elementi distintivi della nostra famiglia.

Gadi Piperno

(16 ottobre 2013)