Time out – Il limite
Sostengono molti amici liberali che i cretini abbiano il diritto di essere tali e che la pena per la loro stupidità non sia altro che la condanna che loro parole provocano. In parte è così, nessuno di noi si sognerebbe di stabilire per legge cosa sia legittimo e intelligente sostenere e cosa no. Gli idioti infatti finiscono per pagare con il riscontro sociale il loro comportamento che, come tale, deve essere giudicato solo dalle persone e non da uno Stato. Al contrario il rischio è quello di concedere un eccessivo margine di manovra allo Stato tanto da permettere al potere politico di stabilire la bontà di alcune idee rispetto ad altre. Per questa ragione i reati d’opinione vengono considerati per principio inaccettabili, in qualsiasi forma vengano proposti, tanto da cadere nel paradosso che il relativismo che incidentalmente si viene a creare finisca per diventare un principio assoluto. In questo modo, infatti, per difendere il sacrosanto diritto della libertà d’espressione finiamo per sostenere che ogni opinione è legittima quanto le altre anche se essa è portatrice di odio o è contraria a verità storiche accertate, la cui negazione offende la dignità di altre individui. D’altronde non è neanche vero che la stupidità trovi solo riscontri negativi. Se l’altro giorno ai funerali del boia delle Fosse Ardeatine c’era ancora chi lo riteneva un eroe forse è il caso di domandarci quale sia il limite affinché un’idea sia tollerabile o meno. La negazione della Shoah non è altro che la prima parte di un’accurata strategia da parte dei neonazisti per riproporre un’ideologia che in molte parti d’Europa sta trovando sempre più consenso. Ora la domanda è: vogliamo davvero solo sperare che la maggioranza si accorga della stupidità di certe idee o vogliamo invece impedire che si propaghino ancora una volta, evitando così tra altri 70 anni di doverci ritrovare ancora a piangere altri morti e a pensare che forse gli stupidi siamo stati noi che non abbiamo impedito quello che sapevamo sarebbe potuto accadere di nuovo?
Daniel Funaro
(17 ottobre 2013)