…negazionismo

Nel suo spiacevole blog il prof. Piergiorgio Odifreddi tratta in modo canzonatorio la legge in discussione alla Camera per l’equiparazione a reato del negazionismo sulla Shoah. Il ragionamento proposto è nel complesso confuso e inefficace, una marmellata che mette insieme Chiesa (la sua ossessione) destra e sinistra, con l’aggiunta di Orwell. Insomma, illeggibile. Però una frase del suo ragionamento credo che valga la pena di essere discussa: “Affidarsi non alla storia, ma alla legge, per stabilire cosa è successo nel passato è tipico dei sistemi autoritari”. Io trovo da un lato sacrosanto che un paese come il nostro, che non riesce neppure a mettere un freno ai deliri razzisti domenicali che infestano i nostri stadi, dedichi almeno una seria riflessione parlamentare su una questione così enorme come il negazionismo, che mette in forse le nostre certezze morali e offende la coscienza civile. Io stesso dedico molto tempo della mia didattica ad affrontare il tema, che è indubbiamente centrale e imprescindibile. Eppure la questione sollevata è corretta. La studiosa americana Debora Lipstadt, che è stata portata a processo dal negazionista David Irving, fondava il suo lavoro di decostruzione del negazionismo sulla ricerca storica corretta, utilizzando le fonti in maniera critica e non inquinata da preconcetti ideologici. A Irving questo non andò giù, e la volle portare a processo subendo però una severa condanna dopo anni di dibattimenti, nei quali le aule di tribunale si erano trasformate in un luogo di dibattito storiografico. Io credo che la Lipstadt ne avrebbe volentieri fatto a meno, e avrebbe preferito dedicarsi ai suoi studi piuttosto che passare anni a rintuzzare (affiancata da uno staff di validi ricercatori) i vaneggiamenti storici e giuridici di Irving. Come lei, io credo che il negazionismo si sconfigga prima di tutto facendo bene il mestiere dello storico e del divulgatore. Vale assai più un Museo della Shoah ben fatto, o una visita di ragazzi a un campo di sterminio, che un provocatore condannato per negazionismo, che magari trova anche la faccia tosta di richiamarsi alla libertà di pensiero e di opinione (che è il cavallo di battaglia dei negazionisti in questi tristi tempi…).

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(18 ottobre 2013)