Otto per Mille – Numeri e valori per costruire il futuro
Prosegue su Pagine Ebraiche l’approfondimento circa le risorse e i bilanci dell’ebraismo italiano con un’analisi della raccolta dell’Otto per Mille e del tasso di produttività delle diverse realtà ebraiche, nel rapporto con il contesto sociale in cui ciascuna di esse si trova ad agire, e nella capacità di raccolta. Adottando i criteri di valutazione fissati in luglio dalla Commissione Finanze e dal Consiglio UCEI, il coefficiente ottenuto fotografa una media nazionale a 3,8, Roma fanalino di coda a 1,3, Milano a 2,9, e le piccole Comunità in testa.
In testa le piccolissime Comunità, chiude il gruppo Roma. Sono i risultati che si ottengono dividendo il numero delle firme Otto per Mille raccolte nella circoscrizione di competenza con il numero degli iscritti alla singola Comunità. Un parametro utile, ovviamente non esaustivo, ma senz’altro da tenere in considerazione, per valutare il tasso di produttività delle diverse realtà ebraiche nel rapporto con il contesto sociale in cui ciascuna di esse si trova ad agire e nella capacità di raccogliere risorse attraverso quella che è oggi la principale fonte di sostentamento per l’ebraismo italiano: la raccolta dell’Otto per Mille. Valore di riferimento: i dati della dichiarazione dei redditi del 2010, l’ultima ad essere stata analizzata sulla base delle competenze territoriali delle diverse Comunità. Non si tratta di un mero esercizio teorico, ma di un calcolo che, con i nuovi criteri di ripartizione approvati dal Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in data 14 luglio, andrà a concorrere in modo chiaro al momento della ripartizione interna delle risorse. In totale per il dieci per cento del dato complessivo, frutto della somma di tre diverse categorie di indici: gli indici correlati al patrimonio e al sostegno delle Comunità, gli indici demografia ed educazione e, in terza istanza, gli indici di perequazione. Il coefficiente in oggetto rientra in quest’ultima categoria insieme a quello correlato alle entrate patrimoniali (perequazione calcolata sul rapporto pro capite dei proventi patrimoniali) e a quello correlato alla contribuzione degli iscritti (perequazione calcolata sul rapporto pro capite dei contributi per iscrizione alla Comunità). La parola ai numeri. In totale, nel 2010, l’Unione ha ottenuto 79.833 firme (nel 2009 il numero era a 70.413 preferenze complessive) con un aumento pressoché omogeneo su tutto il territorio nazionale). Nell’articolato mosaico dell’Italia ebraica (21 Comunità, molto diverse tra loro per storia e radicazione territoriale con responsabilità – geografiche, sociali, istituzionali – segnate da una forte disomogeneità) a fare la parte dal leone è l’entità numericamente più piccola, Parma, con il coefficiente di 52,2. Un numero da esaminare con cura, ma che dà una prima importante indicazione sul valore “creato” da ogni singolo iscritto con età superiore ai 18 anni (in pratica, a ogni iscritto in età adulta, dando per scontata la destinazione del proprio Otto per Mille all’UCEI, corrispondono 51 cittadini non iscritti a una Comunità che effettuano la medesima scelta). Scorrendo la tabella si vede come, nelle posizioni di vertice, rientrino nuclei ebraici generalmente classificati come piccoli, se non piccolissimi (poche decine di iscritti). A completare il gruppo di testa, a breve distanza, sono infatti le Comunità di Merano (51,4) e Casale (47). Proseguendo il viaggio a ritroso si riduce il coefficiente, ma si conferma il dato che vede nelle piccole, e successivamente nelle medie Comunità, un valore imprescindibile per la solidità e la crescita delle istituzioni rappresentative degli ebrei italiani, anche di quelli maggiormente autosufficienti in termini di servizi e opportunità loro offerti a livello sia locale che centrale. Dalla quarta (Mantova, coefficiente 38,7) alla 18esima posizione (Firenze, coefficiente 4,3) il dato resta superiore alla media nazionale (3,8). Tre soltanto le Comunità che si trovano sotto questo indicatore: Livorno (1,8), sesta in Italia per numero di iscritti, e le due “grandi”: Milano (2,9) e Roma (1,3). La realtà ebraica della Capitale, dove la capacità di raccolta non riesce a superare quello che è circa il numero degli iscritti, produce un risultato molto distaccato non solo da quello delle piccole e medie Comunità, ma che rappresenta meno della metà di quanto conseguito da Milano e rimane molto distante dalla media nazionale.
Pagine Ebraiche, ottobre 2013
(20 ottobre 2013)