Tea for Two – La speranza nel birchon
Nei momenti nei quali la vita mi inquieta, ho delle rivelazioni. Ero panciuta dopo il pranzo di Shabbat e, in preda ad un attimo di pia buona fede, ho preso a caso un birchon dalla pila e l’ho aperto. L’idea era di fare la birchat hamazon, la benedizione post abbuffata, anche perché il pasto meritava. Mi sono però imbattuta nel nome di due sposi scritto in prima pagina che ringraziavano i genitori per averli prodotti così come sono. Universalmente riconosciuto che le benedizioni dei pasti sono i gadget primari che si danno ad ogni matrimonio ebraico. Tanto per rimarcare immediatamente l’importanza del cibo nella jewish family. A questo punto la mia testa è cominciata a vagare e ho pontificato sugli sposi: Pinco Panco e Tizia Caia. Chissà come sta andando. Chissà cosa succede una volta chiuso il birchon. Chissà se ringraziano ancora di essere stati prodotti proprio a quel modo. Ci vorrebbe proprio un incipit romanzesco che parte da un birchon. Un pieghevole che oltre alla benedizione del pasto, racchiude una quantità infinita di desideri e speranze.
Rachel Silvera, studentessa
(21 ottobre 2013)