Musica – Rihanna conquista Tel Aviv
Quanti di noi amano fantasticare? E quanti di noi si sono mai immaginati di avere un lavoro da sogno? Un lavoro che ci permetta di unire l’utile al dilettevole. Di esplorare il mondo, e allo stesso tempo portarci dietro la nostra casa, i nostri amici, le nostre credenze. Se vi è capitato di pensarci e poi avete subito provato imbarazzo per una fantasia talmente impossibile, dovrete ricredervi: oggi infatti vi racconto la storia di una ragazza che ha quel lavoro da sogno. Il suo nome è Rihanna ed è al momento la popstar più famosa al mondo.
Nata nelle Barbados, in un mondo piccolo e peculiare, la giovane Robyn (questo il suo vero nome) aveva un sogno, quello di diventare una cantante, e ha combattuto fin da piccola per realizzarlo. Scoperta dal rapper (nonché magnate) Jay-Z, trasferitasi nell’enorme e spietata Los Angeles, ha pubblicato il suo primo album a soli 17 anni, nel 2005. Da allora, ha sfornato quasi un disco all’anno, vantando un’etica del lavoro quasi ossessiva, non è chiaro se per sua libera scelta o se per un più probabile sfruttamento da parte dell’etichetta discografica. La verità è che basta dire “Rihanna” per catturare l’attenzione di un’intera folla di persone. E chi di quella folla non sarà interessato in quanto ammiratore dell’artista, lo sarà in quanto business man. Perché i soldi che hanno guadagnato certe persone negli ultimi anni grazie a Rihanna non sono proprio spiccioli, ecco.
E nel frattempo, mentre alle sue spalle le persone accumulano milioni di dollari in banca, Rihanna vive una vita da sogno. Impegnata da mesi in una tournée mondiale, è riuscita ad intervallare i concerti con brevi vacanze. Prima di cominciare la fase asiatica del Diamonds World Tour, infatti, ha trascorso qualche giornata di avventure e sport in Sud Africa; poi è volata ad Abu Dhabi col suo jet privato, si è esibita (e si è anche fatta cacciare da una moschea per delle pose provocanti assunte di fronte ad una macchina fotografica…nonostante stesse indossando un chador che le copriva tutto il corpo tranne il viso). Dopo Abu Dhabi ha fatto tappa in Grecia per un altro po’ di relax.
E poi, il momento che tutti noi abbiamo a lungo atteso: l’atterraggio al Ben Gurion Airport di Tel Aviv. Da mesi infatti si parlava dell’arrivo di Rihanna in Israele in occasione di un suo concerto al Park HaYarkon, nella frizzante T.A., l’alter-ego americanizzato della città israeliana nota ai più come Tel Aviv. Rihanna è scesa dal suo jet sotto il sole cocente del caldo autunno mediorientale, accolta da decine di telecamere, giornalisti e fan. E nonostante mancassero poche ore al concerto (che si è tenuto ieri sera), la popstar è subito volata con un elicottero nei pressi del Mar Morto.
Probabilmente lei, troppo impegnata a vestirsi, truccarsi e a prepararsi ad affrontare la folla di 50 mila persone che la aspettava, non aveva idea di cosa stesse accadendo fuori dal suo camerino. Tutte le strade intorno al parco, location del concerto, sono state chiuse al traffico automobilistico per permettere alla folla una facile circolazione nonché la massima sicurezza. Tanti riguardi nei confronti di una superstar conosciuta per non salire mai sul palco in orario: Rihanna infatti non si è smentita neanche ieri sera, presentandosi al pubblico con quasi due ore di ritardo. La folla però si è subito lasciata coinvolgere da uno show intenso, dinamico e non troppo elaborato, senza i fronzoli ed effetti kitsch che ama invece l’amica Katy Perry.
Rihanna è un’artista fedele al proprio repertorio e non rinnega i successi del passato. Ha quindi cantato vecchie hit come Umbrella, What’s My Name e l’immancabile We Found Love. La durata dello show però si è rivelata troppo breve, se rapportata al prezzo dei biglietti (a partire da 70 euro). E come se non fosse bastato il ritardo, alcuni giornalisti israeliani si sono scagliati contro la popstar per aver cambiato le parole della sua ultima canzone Pour It Up: il verso All I see is signs, all I see is dollar signs è diventato All I see is signs, all I see is Palestine. È abbastanza probabile che l’intento non fosse politico, ma si trattasse piuttosto di una trovata giocosa forse improvvisata il pomeriggio stesso, però molte persone non hanno apprezzato. E a chi ha accusato Rihanna di aver gridato “Tel Aviv!” ogni due per tre, ma mai “Israel!”, rispondo che basta dare un’occhiata agli account Twitter e Instagram della cantante per constatare come abbia continuamente citato Israele e mai menzionato la Palestina.
Che ne è del dream job della bellissima e talentuosa Rihanna? Sembrerebbe un sogno sciupato, un’occasione sprecata, a giudicare da come la figura di quest’artista venga sempre offuscata da ritardi, scandali, polemiche, lasciando nelle persone un’idea di scarso rispetto nei confronti di fan disposti a tutto pur di vederla esibirsi. Eppure ciò che importa è che Rihanna ieri ha twittato ai suoi 32 milioni di followers decine di foto di Israele, dall’atterraggio all’aeroporto, al bagno nel Mar Morto, al concertone di Tel Aviv. Non è comune che un’artista così influente scelga di esporsi alle critiche e rifiutarsi di boicottare Israele, rinunciando così a tenere concerti in molti altri paesi che già non la accettano per via della sua simpatia nei confronti dello Stato Ebraico.
Rihanna è una business woman, su questo non c’è dubbio. Ma non una business woman qualsiasi: una con un sogno. E ieri sera, mentre Israele contribuiva alla realizzazione del suo sogno, lei nel frattempo ha ricambiato cantando con una voce fuori dal coro, quella di chi supporta i valori di diversità e democrazia.
Simone Somekh
(23 ottobre 2013)