Cade il reato di negazionismo “Prevale la libertà di opinione”
Il quotidiano La Stampa di ieri, sabato 26 ottobre, pubblica il seguente articolo che riproduciamo con la medesima titolazione:
Il reato di negazionismo è morto, ma al suo posto ci sarà l’aggravante di negazionismo. Dopo il bizantino tira-e-molla della settimana scorsa, nell’aula del Senato è iniziato il dibattito sul ddl che istituisce un nuovo reato. Paradossalmente, però, il dibattito, pur animato dalle migliori intenzioni, e accelerato dai fatti che sono seguiti alla morte del nazista non pentito Erich Priebke, è stato preceduto da un fuoco di sbarramento da parte degli storici italiani. La Sissco, Società italiana per lo studio della storia contemporanea, ovvero la crema degli storici, ha predisposto un appello accorato: «Nutriamo forti perplessità verso iniziative legislative che, nell’intento di contrastare tali fenomeni, finiscano per limitare la libertà di opinione, senza la quale tra l’altro sono impossibili ricerca scientifica o dibattito storiografico. I “reati”, finché si tratta di opinioni, non sono infatti tali». All’appello si sono già associati due storici prestati alla politica, quali Miguel Gotor e Andrea Romano. Dice Gotor, Pd: «Non voterò mai a favore di una legge del genere. Da storico, sono contrarissimo. Da politico, penso che sia un clamoroso errore regalare una larga platea a queste persone». Gli fa eco Romano, Scelta civica: «Io farò le barricate. Sono uno studioso dell’Urss; per noi è pane quotidiano il dibattito se il lager nazista sia confrontabile o meno con il gulag sovietico, per me è inammissibile che tutto ciò possa finire sotto il vaglio di un giudice penale. Pur nutrendo il massimo disprezzo possibile per chi difende teorie negazioniste, lasciamo libero il dibattito». Ed è quanto sostiene anche la Sissco, attraverso il suo presidente Agostino Giovagnoli: «Sulla definizione di genocidio e su quali siano stati i genocidi nella storia, tranne qualche caso, non vi è accordo tra storici o tra giuristi. Ancor meno c’è accordo su quali vadano considerati i crimini di guerra e contro l’umanità. Spetterebbe al giudice pronunciarsi su una materia squisitamente storica». Tesi che hanno fatto breccia in Parlamento. Il vecchio ddl va considerato defunto. Il nuovo reato sarà subordinato a un «dolo specifico»; cioè non sarà sufficiente esprimere un’opinione, pur aberrante, per finire sotto processo. La relatrice Rosaria Capacchione, Pd, ha spiegato al Senato: è in arrivo un emendamento «interamente sostitutivo dell’unico articolo di cui è costituito il ddl e ciò per l’esigenza di meglio inserire nel tessuto del codice penale questa rilevante novità, guardando comunque alla salvaguardia della libertà di ricerca storica». In pratica, se terrà l’accordo di maggioranza raggiunto nei giorni scorsi, il negazionismo non sarà un reato autonomo, bensì una sottospecie della «istigazione a delinquere» in forma di comma all’articolo 414 del codice penale. E sarà anche un’aggravante che determinerà «l’aumento della pena della metà per chi compie istigazione o apologia dei crimini di genocidio o contro l’umanità».
Francesco Grignetti (La Stampa, 26 ottobre 2013)