profumo…
“…e (Isacco) sentito l’odore dei suoi vestiti (Esaù) lo benedisse (Giacobbe) e disse: Ecco l’odore di mio figlio, è come l’odore del campo che ha benedetto l’Eterno!” (Genesi 27:27).
Rabbì Shelomò Ytzchaqy (RaSH”Y 1040-1105) commenta che il profumo che sentì Isacco era quello del Gan ‘Eden (Giardino dell’Eden). Il messaggio che si evince è che, contrariamente a quanto si pensa generalmente, la spiritualità è una realtà concreta che non è distaccata dalla realtà fisica. Come nel mondo fisico ci sono cose che profumano o che danno cattivo odore, lo stesso accade nel mondo spirituale. Un Midrash racconta che il profeta Elia, insieme ad una persona, camminava in strada. Passarono davanti a una carcassa putrefatta di un animale e la persona che accompagnava il profeta Elia si portò la mano al naso per non sentire il cattivo odore. Dopo, passarono davanti ad un uomo conosciuto come un incallito peccatore e fu, in questo caso, Elia a chiudersi il naso per il cattivo odore. Questo Midrash, come il commento di Rash”y, ci insegnano che la Torà e le mitzwoth permettono alla nostra essenza interiore di emettere un profumo che si può diffondendere, ma che può essere percepito da chi, come Isacco, non si fa deviare dall’esteriorità che spesso è il frutto della ricerca dell’inganno e della vanità…
Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
(4 novembre 2013)