Qui Torino – Lo sport sotto il nazismo
Sotto il nazifascismo, ogni aspetto della vita collettiva fu stravolto. E lo sport fu utilizzato spesso come arma propagandistica, come momento di condivisione. Nel silenzio di molti, ci furono, come in altri ambiti, anche in quello sportivo delle espressioni di coraggio e resistenza. Pensiamo a Bartali o all’alpinista Soldà. Altri come gli allenatori dell’Inter Arpad Weisz e del Torino Ernest Erbstein, subirono le persecuzioni e la deportazione nei campi di concentramento. A loro e altre figure è dedicata la mostra Lo sport europeo sotto il nazismo. Dai Giochi olimpici di Berlino ai Giochi olimpici di Londra (1936-1948), realizzata dal Mémorial de la Shoah di Parigi e inaugurata questa mattina al Museo Diffuso di Torino. L’iniziativa è patrocinata dalla Comunità ebraica torinese e proseguirà domani pomeriggio con l’appuntamento “Il calcio a Torino sotto il fascismo”, di cui discuteranno insieme discuteranno insieme al pubblico Paul Dietschy professore dell’Universités de Franche-Comté e Marco Brunazzi direttore dell’Istituto di Studi Storici “Gaetano Salvemini” di Torino.
La mostra racconta, attraverso filmati, fotografie, oggetti e documenti d’archivio in parte inediti diversi aspetti della storia dello sport nell’Europa degli anni Trenta e Quaranta. Ne ricostruisce il contesto storico-politico, ripercorre la biografia di una ventina di personaggi legati allo sport la cui carriera fu sconvolta dall’ascesa del nazifascismo, tra cui i citati Weisz, Erbstein, Bartali. Sempre legata alla mostra, che rimarrà aperta fino all’8 dicembre, presso i locali della Comunità ebraica di Torino sarà presentato il possimo 28 novembre libro Matthias Sindelar, il centravanti che non si piegò a Hitler, ricerca di Giovanni Antonio Cerutti, direttore scientifico Istituto storico della resistenza “Piero Fornara”.
(6 novembre 2013)