Setirot – La prova della Verità
Fateci caso, lettori di Moked, quando si discute di Israele e/o di ebraismo ebreitudine ebraicità (insomma di Medinat Israel, judaism jewry jewishness), quasi sempre si parla più che altro di grandi sistemi, di regole, di granitiche Verità diverse tra loro ma invariabilmente e comunque con la V maiuscola. Difficilmente si guarda alla unicità che vive in ognuno di noi, alle storie degli individui – e se lo si fa lo si fa per generalizzare, per usare quella storia come paradigma della Storia, come “prova” dell’ennesima Verità, la nostra.
Molti anni fa ebbi la fortuna di incontrare Yehuda Amichai, il poeta. Mi riempì il cuore con un concetto che mi è tornato alla mente mentre rileggevo alcuni suoi versi: « (…) Una volta sedevo sui gradini all’entrata della Rocca di Davide, le due pesanti sporte posate lì vicino a me. Un gruppo di turisti circondava la sua guida, ed io ero il loro punto di riferimento. “Lo vedete quel tale con le sporte? Un po’ a destra della sua testa, c’è un’arcata di epoca romana. Un po’ a destra dalla testa”. Ma si sposta, si sposta! E mi dicevo: noi saremo redenti solo quando invece gli diranno così: quell’arcata di epoca romana, la vedete? Non importa: ma lì vicino, un po’ in basso a sinistra, c’è un uomo che ha comprato frutta e verdura per la sua casa.» (pagina 96 di Poesie, di Yehuda Amichai, Crocetti Editore, 1993)
Stefano Jesurum, giornalista
(7 novembre 2013)