Voci a confronto
“La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel commentare l’anticipazione diffusa ieri del libro “Sale, zucchero e caffè” in uscita venerdì 8 novembre in cui Silvio Berlusconi, rispondendo a Bruno Vespa, racconta che i suoi figli dicono di sentirsi “come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler”. L’intervento del presidente UCEI è riportato con grande evidenza su tutta la stampa nazionale: dal Corriere della Sera a Repubblica, dalla Stampa al Sole 24 ore.
Sul Fatto Quotidiano Bruno Vespa rivela come sia stato Berlusconi stesso ad aggiungere, in un secondo momento e per iscritto, la frase incriminata. “Voleva rendere l’idea di questa sofferenza, di questo assedio”, spiega il giornalista.
“Non credo che Berlusconi debba delle scuse agli ebrei, semmai a se stesso”, afferma il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici (Corriere, tra gli altri). “All’ex amico Berlusconi dico di fare un passo indietro, per il bene di tutti e dell’Italia che non può occuparsi solo di lui”, dice in un’intervista al Messaggero il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi. Dice di non sentirsi offesa Fiamma Nirenstein, giornalista ed ex parlamentare del Pdl. “È una frase personale dettata da sentimenti personali di dolore e disperazione”, afferma in una intervista al Secolo XIX. “Siamo profondamente offesi dalla superficialità e dalla mancanza di rispetto che trapelano dalle parole di Berlusconi”, scrive il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Alessandro Ortona in una nota ripresa, tra gli altri, dal Fatto Quotidiano.
Sdegno e sconcerto nelle parole della figlia di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, in un intervento che parte dalla prima pagina del Corriere. “Indegno fare politica evocando il male assoluto”, denuncia il premio Nobel Elie Wiesel su Repubblica.
Scoop di Repubblica, che ha individuato la tomba di Erich Priebke. “Ecco – scrive Ezio Mauro – il cimitero dove lo Stato italiano ha sepolto in gran segreto il boia delle Ardeatine. Si trova in un carcere. E sulla croce c’è solo un numero. Così la famiglia potrà ricordarlo. E tutti gli altri dimenticarlo”.
Le opere d’arte trafugate dai nazisti agli ebrei di cui molto si è parlato in questi giorni sarebbero state scoperte nell’immediato dopoguerra. “Tesoro di Hitler, la vera storia”, si intitola l’articolo di Fabio Isman sul Messaggero.
Un nuovo Giusto tra le Nazioni per l’Italia: si tratta di madre Giuseppina Biviglia, badessa del convento di San Quirico ad Assisi che collaborò, tra gli altri, con Gino Bartali. Lo rivela Avvenire.
(7 novembre 2013)