Qui Roma – Nelle antiche botteghe, una pagina di storia

bottegheSi è svolto nella Sala Multimediale della Casa della Memoria e della Storia, l’incontro conclusivo della mostra “Ruine, macerie, vergogne! Settant’anni dal bombardamento su Roma” a cura di Alessandro Grammaroli e promossa da Collezione Grammaroli, Associazione Botteghe Storiche di Roma, Circolo Gianni Bosio. All’evento, dal titolo “Accendevamo una luce in vetrina…” hanno partecipato Giulio Anticoli presidente associazione botteghe storiche Roma, Guglielmo Del Fattore titolare dell’Hotel dei Cesari, l’avvocato Claudio Fano e lo stesso Alessandro Grammaroli. A moderare Fiorella Leone che ha anche curato il coordinamento organizzativo del convegno.
Nelle parole di Guglielmo Del Fattore la testimonianza di come durante la Guerra gli hotel di Roma furono requisiti dai tedeschi per diventarne i loro quartier generali. La situazione degli ebrei viene evidenziata da Giulio Anticoli che ha raccontato di come con le leggi razziste furono create restrizioni agli urtisti poi agli artigiani, la maggior parte ebrei, che facevano parte del tessuto sociale della città da generazioni e che si trovarono a dover chiudere o cambiare nome, fu il caso di Teichner divenuto Modital al quartiere San Giovanni. Diversa sorte toccò invece a Schostal storico negozio aperto in via del Corso nel 1837, il cui nome originario “Alla città di Vienna. Schostal” scelto perché mitteleuropeo, si rivelò fortunato nel momento tragico della persecuzione nazista, ma che apparteneva alla famiglia Bloch il cui capostipite Lazzaro era torinese ed ebreo. Non poche difficoltà si presentarono ai suoi eredi poiché le autorità fasciste, sospettando che fosse di origine ebraica, decisero che l’insegna andava tolta. I fratelli Bloch si opposero, sostenendo tra l’altro che il nome, non loro, era stato qualche volta utilizzato come sigla (Società Commerciale Hongroise Objets Soie Toile Articles Lainage), e l’ebbero vinta.
Una interessante pagina di storia quella del percorso dei titolari delle attività commerciali e del loro intenso rapporto con la popolazione della città di Roma che non rinunciavano ad accendere una luce in vetrina per attirare il cliente rimanendo magari al buio in casa propria.

Lucilla Efrati

(14 novembre 2013)