Qui Roma – Tripolini e romani a confronto

Guetta, Anticoli, Meghnagi
Guetta, Anticoli, Meghnagi
Sono passati 45 anni dall’arrivo degli ebrei tripolini nella Comunità ebraica di Roma. Quasi mezzo secolo di convivenza e due generazioni ormai alle spalle; alle spalle come i pregiudizi reciproci, le ironie sull’essere burini o sulla superstizione, le pretese su quale cucina sia la migliore. Appartiene tutto al passato. O forse no: tra risate, battute e momenti di riflessione si è svolto ieri al Centro Pitigliani di Roma il partecipato dibattito “tripolini vs romani”, talk show ideato da Hamos Guetta e David Meghnagi. Al loro fianco, oltre all’altro presentatore della serata, Livio Anticoli, quattro giovani rappresentati per ciascuna delle due anime ebraiche di Roma. A confrontarsi sul palco: Edoardo Amati, Franco Ascoli, Daniel Tesciuba, Leonardo Sabban, Hamosi Tesciuba, Micol Anticoli, Rachel Zarfatti e Melodie Raccah. Un duello in cui l’arma a disposizione era l’ironia, in un clima disteso con il pubblico spesso chiamato a intervenire, diviso anch’esso tra tripolini e romani, e con la partecipazione di Benjamin Farjon, Giordana Sermoneta e Mirella Calò.
Intervallato da alcune video interviste a giovani e meno giovani su pregi e difetti delle due realtà ebraiche della Capitale, il dibattito ha toccato alcuni degli argomenti che da sempre sono sul tavolo delle discussioni tra tripolini e romani. In primis, la cucina, specchio delle tradizioni e della cultura di ciascuna comunità. Concia, Harami, cous cous, agnolotti, la sfida sul palco come tra il pubblico era a base di ricette, per stabilire chi ha i piatti migliori. Alla fine del round culinario, l’impressione è di un pareggio, o meglio ognuno è rimasto sulle sue posizioni, romani da una parte e tripolini. Divisi ma uniti da una convivenza che secondo David Meghnagi, docente di Psicologa clinica all’Università Roma Tre, porterà a una condivisione su un tema di assoluto rilievo: la memoria. “Come mai gli ebrei tripolini quasi non partecipano alle manifestazioni legate alla memoria della Comunità ebraica romana?”, chiede al professore Amos Guetta. “Gli ebrei tripolini sono abituati a vivere i loro lutti in forma privata, a condividere il ricordo ma a livello famigliare, comunitario”, la riflessione di Meghnagi. “A lungo sono rimasti fuori dal discorso pubblico generale così come accade in Israele ma le cose stanno cambiando. Il rabbinato israeliano ha stabilito una data per commemorare la tragedia vissuta dagli ebrei del mondo arabo”. Una forma di commemorazione pubblica che aiuta l’inserimento delle comunità sul piano politico e istituzionale nazionale. E gradualmente, secondo Meghnagi, accadrà anche in Italia, con il tempo la realtà tripolina sarà sempre più partecipe nella condivisione della storia della Comunità ebraica romana. E viceversa, vi sarà un’integrazione – già avviata – nella memoria ebraica romana del passato tripolino.
Superstizione, ospitalità, il ruolo della donna, tanti i temi trattati nell’arco della serata che dimostra una continua interconnessione tra i due mondi. Prese in giro a parte, la realtà tripolina ha dato -nelle parole di molti intervenuti e intervistati- un grande impulso all’ebraismo romano, aprendo spazi di riflessione sull’identità ebraica e sui legami con la religione. Un confronto che continuerà sul solco dei quarantacinque anni già passati e che subirà necessariamente delle trasformazioni in futuro. Il dibattito di ieri, in un clima sereno e allegro, ha dimostrato che ci sono differenze ma molte meno distanze.

Daniel Reichel
(15 novembre 2013)