Etica e fine vita. Spunti tra Italia e Israele
Quando un paziente si deve considerare vicino alla morte? Quali i doveri di un medico e della società nei suoi confronti? Quali le procedure per prendere ogni decisione? Interrogativi profondi e complessi che sono stati al centro del convegno annuale dell’Associazione medica ebraica (Ame), organizzato a Milano in collaborazione con il Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Maimonide e con il patrocinio del Comune di Milano e dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Ospite d’eccezione dell’incontro, il rabbino Avraham Steinberg, a sua volta medico e docente di bioetica all’Università ebraica di Gerusalemme, che guidò la Commissione che nei primi anni Duemila si formò su impulso del governo israeliano al fine di elaborare una legge che regolasse questi argomenti.
Ad aprire i lavori il presidente dell’Ame e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara. “Oggi i temi di bioetica, cosa si debba fare o non fare di fronte a determinate situazioni, coinvolge tutti, dagli operatori sanitari ai leader politici. Il progresso scientifico ne ha ampliato gli orizzonti e le domande. In Italia ci sono diverse proposte in discussione, a livello nazionale e locale. Per questo abbiamo pensato che fosse utile discuterne e raccogliere l’esperienza che può offrirci la legislazione israeliana”.
“In questo ambito sicuramente le domande sono ancora più grandi delle risposte – ha sottolineato portando il saluto della Comunità ebraica di Milano il rabbino capo Alfonso Arbib – Solo uno spunto vorrei lanciare, che quando ci occupiamo del bene di un malato, ricordiamo che è a lui che dobbiamo pensare, e non al bene di chi se ne occupa o della società”.
A esprimere grande apprezzamento per gli incontri organizzati dall’Ame sono stati l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, il presidente della sezione milanese dell’Ordine dei medici Roberto Carlo Rossi, mentre don Aristide Fumagalli, docente di teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ha portato i saluti dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola. Un messaggio è stato inviato poi dal presidente emerito dell’Ame, già presidente dell’UCEI Amos Luzzatto.
Una riflessione generale sulla bioetica ebraica, partendo dalla definizione di morte, è stata portata dal rabbino capo emerito di Milano e presidente della Fondazione Maimonide Giuseppe Laras, ricordando i problemi che la questione comporta in particolare per l’espianto degli organi, e soprattutto del cuore, che deve essere necessariamente realizzato a cuore battente e le complesse discussioni sull’argomento in ambito halakhico.
Oltre 50 persone, con diversi background, medico, rabbinico, legale, filosofico, hanno fatto parte della Commissione Steinberg che ha elaborato la legge sul paziente che si trova ad approcciare la morte (legge che evita di usare l’aggettivo “terminale” a sottolineare che tutti gli esseri umani sono per natura “terminali”). “Ci tengo a ricordare che non esiste una soluzione perfetta o assoluta per questi problemi, neanche dal punto di vista dei dettami halakhici – ha sottolineato il rav – Tuttavia siamo stati molto soddisfatti di arrivare a una soluzione in massima parte condivisa”. Il risultato del lavoro della Commissione infatti è stata una legislazione approvata dai suoi membri all’unanimità per il 95 per cento del testo, con l’80 per cento degli stessi che l’hanno sostenuta per intero. La proposta ha poi registrato un consenso molto forte anche tra i parlamentari Knesset, che l’hanno promulgata nel 2005. Il rav Steinberg ha spiegato come in essa venga definita con precisione la cornice entro cui un paziente viene considerato vicino al fine-vita, e prevista l’istituzione di una banca data nazionale per esprimere in anticipo le proprie volontà nel caso in cui si arrivi a trovarsi in questo status privi di coscienza. Se il medico ha il dovere di seguire fino in fondo il desiderio del paziente di vivere, anche quando il trattamento può apparire inutile, al malato rimane il diritto di rifiutare la nutrizione e idratazione (anche se è un obbligo cercare di persuaderlo del contrario) e i trattamenti medici, secondo quanto è previsto anche secondo le maggiori fonti halakhiche.
Un quadro non positivo della situazione italiana in questa prospettiva è stato invece tracciato da Aldo Pagni, già presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e membro della Commissione deontologia. “Da noi c’è una situazione confusa. Ci portiamo dietro leggi risalenti a periodi diversi e spesso contradditorie, e non esiste invece una legislazione complessiva, che è in discussione in Parlamento da molti anni senza però risultati apprezzabili” ha evidenziato.
Approfondito anche il tema del trapianto di organi, con un ulteriore confronto tra Italia e Israele. “In questo ambito possiamo essere un po’ più ottimisti per quanto riguarda la situazione del nostro paese” ha sottolineato Ghil Busnach, nefrologo, membro del Comitato etico-scientifico Ospedale Niguarda Ca’ Granda e del Comitato etico dell’Ospedale Fatebenefratelli, che ha esposto i dati italiani e le norme sul tema in Italia.
Rav Steinberg ha poi brevemente illustrato la prospettiva halakhica e le legge israeliana sulla questione. “Anche se il dibattito circa la legittimità della definizione di morte cerebrale è ancora molto forte, numerose importanti autorità halakhiche l’hanno dichiarata accettabile, inclusi i rabbini capo di Israele degli ultimi decenni – ha ricordato – Per questo dal 2008 la legge israeliana accetta la morte cerebrale come definizione di morte, pur con delle ulteriori specifiche per dare tutte le garanzie necessarie alle famiglie. In ogni caso va sottolineato che la donazione degli organi dopo la morte è consentita secondo la legge ebraica, perché, come per tante altre fondamentali prescrizioni, la salvezza della vita umana supera altre previsioni, come quella di seppellire il colpo integro”.
Alla bioetica sono dedicate in questi giorni diverse iniziative. Negli scorsi giorni a Torino, Comunità ebraica, Ame, Dec, hanno organizzato lo Shabbaton “Le frontiere della bioetica: una prospettiva ebraica” con lo stesso rav Steinberg. A Livorno questo pomeriggio verrà approfondita “La circoncisione nel contesto storico attuale”. Al via inoltre il corso di Etica medica ebraica a cura di Cesare Efrati, medico e maskil, organizzato dall’UCEI in collaborazione con il Diploma universitario triennale in cultura ebraica, che ha preso il il via con una lezione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni al Centro Bibliografico UCEI.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(17 novembre 2013)