Il Senato omaggia Rita Levi Montalcini

senato montalcini“Oggi ricordiamo Rita Levi Montalcini, una donna tenace che ha rappresentato un secolo di intelligenza”. Sceglie questa locuzione Pietro Grasso, presidente del Senato, per onorare chi, tra quegli scranni, ha rappresentato fino all’ultimo giorno le istanze di un’Italia che ha fatto delle idee e dell’eleganza la bandiera di una vita. A un anno dalla scomparsa e nel 75esimo anniversario dalla promulgazione delle Leggi Razziste ebrei italiani e romani, insieme alla seconda istituzione dello Stato, hanno scelto di rendere omaggio alla figura che più di ogni altra ha saputo proiettare in tutta la società la forza del proprio cervello e della propria libertà di pensiero in risposta alle politiche discriminatorie adottate dal regime.
“Da perseguitata a senatrice a vita”. Questo l’itinerario, affermato nel titolo dell’iniziativa, che si ripercorre a Palazzo Giustiniani con il contributo del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, della docente universitaria Donatella Di Cesare, del Testimone della Shoah Piero Terracina e di Piera Levi Montalcini, consigliere comunale a Torino e nipote della scienziata. A introdurre gli interventi Ruben Della Rocca, assessore ai rapporti istituzionali della Comunità di Roma.
Proprio al Senato, ricorda Gattegna, si consumò l’unico atto di rifiuto istituzionale alle Leggi con dieci senatori che disertarono l’aula o votarono contro il dispositivo differentemente da quanto accadde alla Camera dove si raggiunse l’unanimità dei consensi. Nel suo intervento il presidente UCEI si sofferma inoltre sul dibattito sorto attorno a una legge che punisca il negazionismo della Shoah riconoscendo nel confronto interno a diversi segmenti della società italiana una risorsa preziosa ai fini del raggiungimento di una legge che sia “efficace” e “condivisa” e ponendo in ogni caso al centro di tutto l’educazione delle nuove generazioni come tassello imprescindibile nella lotta a chi diffonde odio e menzogna. “La nostra arma migliore è la cultura”, sottolinea Gattegna.
Tocca tematiche analoghe Pacifici, che ribadisce come la strada per l’approvazione di una specifica legge sul negazionismo sia ben lontana dal dirsi abbandonata. “È una legge che serve”, dice rivolgendosi in particolare ai senatori – Malan e Amati, entrambi presenti in aula – che già dalla scorsa legislatura si sono personalmente impegnati in questa iniziativa. “È doloroso pensare a quante eccellenze sono state gasate e bruciate nei campi di sterminio nazisti” afferma ancora Pacifici, reduce in mattinata dalla solenne commemorazione in cui a Padova sono stati ricordati alcuni ferrovieri che, il 19 novembre del ’43, mostrarono l’ultimo volto di umanità agli ebrei romani prigionieri dei treni che li avrebbero portati ad Auschwitz.
Tornando all’infamia delle Leggi Razziste, la professoressa Di Cesare ricorda come queste furono il frutto di una concezione ideologica e politica fondata sul sangue “per discriminare, separare, annientare altri individui”. Sono una ferita ancora aperta, ricorda la docente, e in questo senso la figura della Montalcini rappresenta un fulgido esempio di chi, a quella vergogna, seppe rispondere nei modi più adeguati. Ovvero dedicandosi anima e corpo agli studi e svolgendo il proprio servizio a beneficio dell’intera collettività.
Tangi gli aneddoti, tanti i ricordi personali nella testimonianza della nipote Piera. Ad essere approfondito, in particolare, il rapporto della zia con le proprie radici ebraiche. Un rapporto che fu in prima battuta relativo a un determinato modo di vedere e concepire il mondo con occhi ebraici. “Se oggi sento di appartenere all’ebraismo. Se oggi in questo trovo un’ispirazione per elaborare pensieri e ragionamenti lo devo senz’altro a mia zia Rita”, riconosce con gratitudine Piera.
Nelle parole di Piero Terracina, uno degli ultimi sopravvissuti romani alla Shoah, il ricordo di chi, studente di scuola elementare, con la promulgazione delle Leggi vide negato il diritto allo studio.
Terracina definisce quel momento con un termine – disperazione – che non può lasciare indifferenti. “Fu un vero e proprio shock. Specie in una famiglia, come la mia, in cui l’amore per lo studio era da sempre trasmesso tra le generazioni”.
Quello stesso diritto allo studio che fu negato a Sami Modiano e cui sarà simbolicamente posto rimedio, venerdì 29 novembre, con la consegna di una laurea honoris causa dell’Università Sapienza. A Palazzo Giustiniani Pacifici lancia una nuova e suggestiva proposta: “Sami merita di essere proclamato senatore a vita. Impegnamoci per ottenere questo risultato”.

a.s
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(20 novembre 2013)