Arik Einstein (1939-2013)

arik-einstein-best-of-albumSe qualcuno volesse sapere che cosa vuol dire essere israeliani, dovrebbe venire oggi in Kikar Rabin a Tel Aviv all’una del pomeriggio. In un giorno di fine novembre e di scirocco secco, con 32 gradi e il sole offuscato dalla sabbia, Israele si raduna per salutare uno dei suoi grandi, e ad accompagnarlo fino al cimitero. Non un politico, non un leader, non un ideologo. Un cantante. “IL” cantante, come ha scritto il Presidente Peres: “colonna sonora dell’intera nazione”.
Arik Einstein è morto ieri sera improvvisamente, a 74 anni, e Israele stamattina si è svegliata orfana della sua voce calda e così famigliare, della sua modestia che gli si leggeva negli occhi anche quando – raramente – rilasciava interviste, e perfino nei film nei quali aveva recitato a inizio anni Settanta. Un attore, un cantante riservato, quasi timido. Concentrato sul fare musica e farla bene.
Le sue canzoni, che le radio mandano senza interruzione da ieri sera, sono davvero la colonna sonora del paese. Sono arrivate anche a noi che crescevamo in diaspora, perché sono canzoni così pure, così chiare nell’ebraico limpido di una volta, nei testi semplici senza essere banali. Su Arik Einstein abbiamo imparato quel poco di ebraico, accordato le chitarre, dedicato parole d’amore, immaginato una Israele nella quale si può parlare di pace dopo l’ultima guerra. “Anì ve atà neshanè et ha-‘olam” – Io e te cambieremo il mondo.
Se ne è andato senza salire sul palco per l’ultima volta, anche se ha continuato a produrre e pubblicare dischi dopo l’ultima apparizione a inizio anni Ottanta. Forse ha cambiato il mondo, forse no. Forse il mondo gli è cambiato intorno ed è per questo che ha scelto di non partecipare alle vetrine della notorietà triviale. Non so se possiamo perdonarlo per non aver dato a noi della generazione successiva almeno una occasione per sentirlo cantare live. Ma visto che lo perdonano tutti i suoi colleghi, per trent’anni di assenza, o di presenza imponente e riservata dietro le finestre su Rehov Hovevei Israel, faremo uno sforzo.
Arik Einstein oggi raggiunge i grandi di Tel Aviv dalla fondazione ad oggi, nel piccolo cimitero di Rehov Trumpledor. Baruch Dayan Emet.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter: @d_fubin

(27 novembre 2013)