In cornice – Andy Warhol
Pochi artisti ingannano quanto Andy Warhol – e ben lo si vede nella mostra ora esposta al Palazzo Reale di Milano. A guardarle superficialmente, pare che le sue opere celebrino la moda, il luccichio, le grandi aziende, il superfluo. A meglio osservarle, invece parlano della morte di uomini e di aziende – di Death and Disaster. Sembra che Warhol sia un malato di egocentrismo, e lo era solo in parte, perché non esitava a sentire se stesso, il suo corpo, estremamente debole e sul punto di decadere in ogni momento. Ma nella sua arte credeva fermamente, era convinto che fosse eterna, molto più eterna di aziende-colossi come Coca Cola o Heinz che apparentemente celebra. E gli danno ragione non solo i risultati di asta (recentemente un suo “Silver Car Crash” è stato aggiudicato per oltre 100 milioni di dollari) e le grandi personali che gli vengono organizzate in contemporanea in mezzo mondo (Italia e Israele in specie) proprio i questi mesi.
Daniele Liberanome, critico d’arte
(2 dicembre 2013)