Qui Roma – Tradizione ebraica e Meridione
“Se lo vorrete non sarà un sogno” titolava il convegno tenutosi ieri al Centro Bibliografico Tullia Zevi di Roma. Quel sogno da realizzare, e che sta prendendo forma, è la rinascita della Puglia ebraica, simbolo di un meridione che sta riscoprendo le sue radici ebraiche. Ad aprire la serata, la proiezione del film Zefat, San Nicandro. Il viaggio di Eti del regista Vincenzo Condorelli mentre a raccontare dal vivo la sua esperienza legata a questa piccola realtà del Gargano, Grazia Gualano, presidente del Gruppo San Nicandro. Al suo fianco rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli, che nella comunità nata dall’impulso di Donato Manduzio, individua “lo spirito fondamentale per stare dentro il popolo ebraico”. La vicenda degli ebrei sannicandresi, raccontata ne Il viaggio di Eti, inizia dunque con Manduzio: spinto da uno strano sogno, Donato, bracciante pugliese, si avvicina allo studio della Bibbia, dando inizio a una delle pagine più incredibili dell’ebraismo del Novecento italiano che porterà al ghiur, conversione, del gruppo sannicandrese e l’aliya della maggioranza della Comunità in Eretz Israel. Erede di questo straordinario racconto, Grazia Gualano, tra le protagoniste del film di Condorelli, che ha spiegato l’evoluzione della sua identità, saldamente ebraica grazie all’osservanza in casa delle tradizioni e dei precetti dell’ebraismo stesso. Alla domanda di Sira Fatucci, moderatrice dell’incontro nonché curatrice assieme a Ilana Bahbout del ciclo di incontri Quale identità ebraica, se ci sia stato o meno nel corso del tempo una evoluzione della sua identità, Gualano ha spiegato che “con il ghiur non c’è stata una trasformazione in me. Avendo sempre vissuto in una casa dove si rispettava lo Shabbat e le diverse mitzvot non ho fatto quel salto che fanno coloro che arrivano da un altro background”. Lo studio della Torah, ha sottolineato ancora Gualano, ha però profondamente inciso nel comprendere la propria identità ebraica e poi ringraziato rav Bahbout per il supporto, perché “è bello non sentirsi soli”. Proprio il rav si è dedicato in questi anni alla riscoperta del Meridione e del suo lato ebraico, scendendo sotto i confini napoletani. “Ci sono tante altre storie nel Sud Italia che aspettano di essere raccontate – ha riflettuto Bahbout – credo sia necessario studiare approfonditamente questo fenomeno e attivare una ricerca che coinvolga antropologi, sociologi oltre a personalità religiose”. Un Meridione che fu segnato, sotto l’influenza spagnola, dall’editto di Granada del 1492 che sanciva la cacciata degli ebrei dai possedimenti dei sovrani Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona. Un evento tragico che colpì centinaia di famiglie e che, secondo Bahbout, è necessario ricordare a livello istituzionale: “per questo stiamo lavorando per convincere i vari governatori delle regioni meridionale affinché venga istituito un giorno per ricordare l’espulsione degli ebrei”.
Oltre a coltivare la memoria del passato, la realtà ebraica meridionale guarda anche al futuro come dimostra l’esperienza di Cosimo Yehuda Pagliara, avvocato e delegato della Comunità ebraica di Napoli per la Puglia. Numericamente pochi ma fortemente impegnati nella ricostruzione di una vita ebraica, Pagliara così come Gualano, la realtà sannicandrina, sono un significativo segnale del risveglio che sta toccando il sud e che coinvolge anche la Calabria e la Sicilia. Un percorso che ha suscitato interesse al di fuori dei confini del mondo ebraico, come ha raccontato Maria Pia Scaltrito, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, intervenuta ieri all’incontro del Centro Bibliografico.
(6 dicembre 2013)