Adei – Una cultura in tante culture e i sorrisi dei ragazzi d’Italia
Si è conclusa con un bilancio positivo l’ottava edizione del corso “Una cultura in tante culture” promosso dall’Associazione donne ebree d’Italia, sezione della Women Internationl Zionism Organization (Adei-Wizo). Gli incontri in cinque diverse località in tutta Italia (Catania, Augusta, Siracusa, Roma, Finale Emilia) hanno coinvolto centinaia di studenti, insegnanti e altri invitati, riscontrando un alto gradimento verso il progetto in oltre il 90 per cento dei casi, come riferisce la sua responsabile Ziva Fischer. A realizzare i laboratori, sostenuti dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con i fondi dell’Otto per Mille, Angelica Calò in collaborazione con Yehuda Livne, con l’obiettivo di educare i ragazzi al reciproco rispetto attraverso la musica, il ballo e diverse forme di manifestazione artistica. Un esperimento che ha avuto inizio nel kibbutz Sasa, con il progetto teatrale realizzato da Calò per giovani israeliani, ebrei, arabi, drusi, cristiani.
“Si può raccontare Israele e l’ebraismo attraverso la Torah, si possono trasmettere i valori umani più profondi attraverso l’attività educativa in un movimento giovanile, si possono esplorare tradizioni, il passato e il presente, citando filosofi, antropologi e sociologi e si possono risvegliare emozioni e ricordi con una melodia, un’immagine o un semplice gesto” scrive Angelica in una testimonianza su questi otto anni di lavoro.
Si può raccontare Israele e l’ebraismo attraverso la Torah, si possono trasmettere i valori umani più profondi attraverso l’attività educativa in un movimento giovanile, si possono esplorare tradizioni, il passato e il presente, citando filosofi, antropologi e sociologi e si possono risvegliare emozioni e ricordi con una melodia, un’immagine o un semplice gesto. In questi otto anni di “Una cultura in tante culture” tutti questi fili sottili di ciò che più ci è caro si sono collegati armoniosamente creando un ricamo di singolare bellezza. Siamo in tanti ad aver creato questo piccolo gioiello: prima fra tutti Ziva Fischer, forza trainante, infaticabile, determinata e assertiva, che è riuscita a entusiasmare i membri del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, le signore dell’Adei-Wizo, coinvolgendo e trasformando tutti in artefici di un progetto che rimarrà scolpito nei cuori di centinaia di ragazzi di ogni età, di insegnanti stanche che hanno rinnovato il vigore e l’energia da Venezia a Catania, da Siracusa a Trieste, da Napoli a Verona.
Nelle sale dove si svolgevano le attività, aleggiavano i profumi della Colombia, i canti della Cina, la nostalgia di una nenia siciliana sconosciuta a Bologna, e la paura recondita di un boato improvviso a Finale Emilia.
I ragazzi ascoltavano attenti storie di missili che distruggevano le case sui confini di Israele e si immedesimavano ricordando la loro terra che tremava, le loro sicurezze che crollavano spesso insieme ai loro cari , ascoltavano come ipnotizzati le storie dei nostri sforzi per ricostruire tutto e presto, perché nella nostra vita di popolo antico abbiamo sempre ricostruito tutto ciò che ci era stato distrutto, con alacrità, con la visione nell’anima. Poi hanno imparato di nuovo la speranza attraverso il mimo, la danza e il dialogo teatrale e ogni ragazzo che usciva dall’incontro aveva mille scintille negli occhi. Abbiamo raccontato i nostri sforzi per unire ragazzi arabi ed ebrei, in tempo di pace e in tempo di guerra, davanti a ragazzi e docenti divorati dall’ingiustizia sociale, davanti a ragazze di 16 anni con il grembo già gonfio. Abbiamo fatto danzare professori timidi, presidi e bambini emarginati, allontanati, considerati diversi. Hanno danzato e riso insieme, li abbiamo fatti conoscere e “vedere” per la prima volta anche se erano nella stessa classe da anni. Li abbiamo aiutati a mostrare la parte più bella, più dolce e sconosciuta di se stessi, anche a se stessi.
Ci siamo trovati più volte al centro di un vulcano in piena esplosione in un liceo di Augusta, e anche in un istituto di Firenze dove aveva luogo uno sciopero degli studenti: “Siamo qui per presentare un workshop di Educazione al Dialogo” abbiamo detto ai ragazzi che urlavano sotto le finestre e rumoreggiavano con fischi e trombe. “Parliamone!”. I ragazzi, increduli, hanno mandato una piccola rappresentanza. Hanno preso coraggio e hanno parlato davanti al sindaco e al prefetto che erano venuti a riceverci. A Siracusa siamo stati accolti con una coloratissima orchestra di bambini che cantavano in nostro onore: “Questo è l’ombelico del mondo dove si incontrano facce strane di una bellezza un po’ disarmante, pelle di ebano di un padre indigeno e occhi smeraldo come il diamante”. In 120 hanno poi ballato con noi e creato la scultura vivente di un naufragio proprio come qualche giorno prima a Lampedusa, ma in arte tutto è possibile e loro hanno rappresentato il salvataggio. Per dimostrare che si può essere protagonisti in modo positivo, andare avanti, cambiare, migliorare ed essere parte di un mondo più bello!
Ci siamo trovati anche ad affrontare momenti difficili all’università di Firenze, davanti a studenti e docenti agguerriti nella facoltà di scienze politiche, ma per rispondere ai loro attacchi contro Israele, basati su notizie fornite dai media, è bastato il messaggio educativo, innovativo che affronta la realtà giorno per giorno con i fatti e non a parole. E’ bastato mostrare le immagini dei servizi televisivi sui ragazzi del teatro multiculturale di Beresheet LaShalom per capire che la verità è un’altra e chi ha poi partecipato al corso questa verità l’ha toccata con mano.
“Carissima Edna, prendo un attimo di tempo per dirti ancora grazie. Ho partecipato giovedì a Trieste al corso di aggiornamento e la serenità, la speranza che ci hai trasmesso continuano a danzare nel mio cuore. Te l’ho già detto, ma desidero ripeterlo: è bellissimo poter ‘toccare con mano’ che tutto questo esiste, che il costruire la pace non è solo un sogno di qualche visionario o illuso. Buona continuazione di tutte le tue attività. Con stima e simpatia, Rossella” (2007).
“Sono tornato a casa commosso, incredulo da quanto avevo visto, riflettevo nel buio sulla capacità tutta ebraica di Angelica di farsi strada dal nulla verso la luce. Mi sono venute in mente delle immagini, la forza dello spirito di Israele di mantenere il convincimento che in qualsiasi buio ci si trovi, esiste qualcosa di diverso e, anche se a volte non potremo raggiungerlo, questo non significa che non esista e questa considerazione permette all’animo di mantenere la speranza e, se ci riesce, di costruire la scala che si arrampica fuori dalle tenebre. Roberto Malhab” (Milano, 2009)
“Le docenti partecipano come studentesse, si fanno uguali ai ragazzi. Edna incanta con le sue parole, apre i cuori. Gli esercizi che propone sono classici dell’improvvisazione teatrale, ma la sua storia pregressa, le sue radici, il suo ardore rendono ogni cosa più preziosa. Il giorno dopo la studentessa rappresentante di classe scrive alle due professoresse: ‘A nome della classe volevo ringraziarvi per l’opportunità che ci avete dato nel partecipare a questo corso. Da un anno e mezzo è una delle poche cose che ha unito la classe e gli insegnanti. Grazie mille!’
Non ci sono parole migliori. In qualsiasi lingua, in qualsiasi nazione, un vocabolo umile e altissimo: grazie. Magda Indiveri” (Liceo Galvani, Bologna, 2012)
E quest’anno i corsi li ho presentati insieme a Yehuda. Come ai tempi della nostra shlichut dell’Hashomer Hatzair a Roma. Siamo stati accolti con lo stesso entusiasmo e siamo tornati a casa con il cuore traboccante di emozioni.
Questo corso è stato particolare per me: al ritorno dalla Sicilia, durante la preparazione del Centenario dell’Hashomer sono stata richiamata a casa perché, mia madre, Fiorella Di Tivoli Calò, era in gravi condizioni. È lei che ha infuso in me questo spirito ebraico, che mi ha insegnato a non aver mai paura, che ha accompagnato con amore i miei studi al Collegio Rabbinico, le recite a Scuola, dall’ABC fino all’università in Israele, che mi ha insegnato cosa significa dare il meglio di se stessi nella società in cui si vive. E sono grata alle amiche dell’Adei-Wizo, che con una spilla d’oro hanno riconosciuto in me i valori che mia madre mi ha trasmesso.
Angelica Edna Calo Livne, Kibbutz Sasa – Israele
(8 dicembre 2013)