In cornice – Nir Hod a Miami
Esporre ad Art Basel Miami, una delle due-tre fiere d’arte maggiori al mondo, è già un’impresa; diventare la star del giorno d’apertura – è straordinario. Ne è perfettamente conscio Nir Hod che ha venduto nelle prime ore della fiera, tutti e quattro gli esemplari del suo “Una volta tutto era migliore, anche il futuro”. Incasso totale un milione di dollari. La sua opera è una sorta di grande sfera di cristallo, all’interno della quale si muove una vecchia macchina per estrarre petrolio e tutt’intorno un turbillon di striscie d’oro. Hod critica le frasi fatte, visto che il petrolio è simbolo di ricchezza in assoluto, ma anche di commistione affari-politica, di concentrazione di potere in poche mani, e anche di inquinamento. Questo è il futuro lasciatoci dalla generazioni precedenti. Hod ha poi voluto creare il pezzo, in modo da ricordare le sfere che si regalavano ai bambini, con all’interno qualche bambola o famoso monumento che rovesciato, si copriva di neve. Una favola, quella del petrolio. Ma quanta parte del successo dell’artista è dovuto al modo intelligente, attraente in cui ha presentato la sua idea? In arte contemporanea conta più l’idea o proporre qualcosa che colpisca i collezionisti, come in una vera operazione di marketing? Oppure, Hod non ha forse inventato una tecnica artistica e in questo senso è comparabile con grandi maestri come i fiamminghi del primo Rinascimento?
Daniele Liberanome, critico d’arte
(9 dicembre 2013)