Roma-Bruxelles
Tra poco più di sei mesi l’Italia assumerà la guida dell’Unione europea, e il Governo dichiara di voler dare una forte accelerazione alle politiche della crescita, dell’occupazione, della coesione. Più coordinamento e più attenzione alla vita dei cittadini europei. Nel frattempo tutta l’Europa è percorsa da pulsioni antieuro e anti-comunitarie, spesso catalizzate da movimenti populisti e di estrema destra. In Italia, il neosegretario della Lega Nord, Matteo Salvini, annuncia trionfalmente la presenza di Marine Le Pen al congresso che lo incoronerà.
Chi invece sostiene il progetto europeo, come chi scrive, non può ignorare i problemi drammatici ed evidenti. Nelle scorse settimane l’Europa non è stata capace di difendere il grande movimento popolare che in Ucraina si batte per il ricongiungimento con l’Europa occidentale. Presi dalla crisi economica e da interessi egoistici, abbiamo consentito che il Cremlino esercitasse il suo potere di ricatto e di veto, ignorando il valore politico di questa battaglia e anche il costo umanitario, drammatico, di questa sconfitta (basti pensare alla reclusione di Yulia Tymoshenko). Senza contare che, a poche settimane dall’ultimo tremendo naufragio di Lampedusa, con la morte di oltre trecento migranti, nessuno parla più di politiche comunitarie sull’immigrazione. L’Italia e gli altri paesi mediterranei sono lasciati soli a gestire (male) un fenomeno complesso ed epocale, col risultato che il mare che ci separa dall’Africa rimarrà un cimitero a cielo aperto.
Sono soltanto due esempi dell’insipienza europea. Quel che è certo è che l’Europa ha bisogno di un salto di qualità. Più Europa, non meno Europa. Più visione, non più burocrazia. Più politica, meno conti. Non è semplice uscirne. Ma sarebbe bello se noi italiani, figli di intellettuali visionari come Altiero Spinelli, che nel buio dell’esilio fascista immaginarono il sogno dell’integrazione continentale, fossimo alla testa di questa battaglia civile, politica, democratica. Non siamo troppo considerati a Bruxelles, certo, ma questo non è per forza un male.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(10 dicembre 2013)