E’ una vendita record da Sotheby’s New York. “Il rapimento Mortara” va a un collezionista
È stata una gara che ha sorpreso gli esperti e tenuto con il fiato sospeso i più prestigiosi musei ebraici. E sugli esiti non è ancora possibile pronunciarsi compiutamente. Il dipinto di Moritz Oppenheim “Il rapimento di Edgardo Mortara”, dall’altro valore artistico, ma soprattutto dall’altissimo valore simbolico per la storia e le drammatiche vicende dell’ebraismo italiano, nonostante gli sforzi del Museo ebraico di New York che ha tentato di assicurarsi l’opera, mettendo a disposizione grazie a una cordata di benefattori raccoltasi in tutta fretta, circa 400mila dollari (equivalenti al doppio della base d’asta), è infine stato assegnato a un collezionista privato di cui per ora non è dato conoscere l’identità.
L’asta tenutasi da Sotheby’s a New York per assicurarsi il dipinto risalente al 1862 ha superato le previsioni di molti esperti.
“Dato il valore dell’artista e dell’opera non mi stupisce affatto che sia andata in questo modo” commenta per il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche Eva Atlan, fra i massimi conoscitori dell’opera del grande pittore tedesco e responsabile del dipartimento di Arte del Museo ebraico di Francoforte (Oppenheim era nato nel 1800 ad Hanau, a pochi chilometri dalla città sul Meno, e a Francoforte morì nel 1882). In molti ora si augurano che il quadro possa trovare definitiva collocazione in un prestigioso museo ebraico.
Il dipinto è stato considerato perduto per decenni: se ne conosceva l’esistenza solo grazie a un lavoro preparatorio custodito proprio al Museo di Francoforte. In esso si vede il piccolo Edgardo che viene sottratto alla famiglia da emissari papali. Era il 1858 e le leggi dello Stato pontificio, allora al potere a Bologna, cancellavano la potestà dei genitori sul bambino in quanto segretamente battezzato dalla domestica cattolica durante una malattia. L’episodio assunse le proporzioni di uno scandalo internazionale, ma nemmeno l’intervento di Napoleone III convinse Pio IX a restituire il bambino.
Nel 1962 a Liverpool, una signora in cerca del regalo di compleanno per il marito, scelse in un antiquario un portasigarette d’oro, pagandolo cento sterline. Quando arrivò a casa, il marito le annunciò che aveva smesso di fumare, e così lei tornò indietro a cercare qualcos’altro. Trovò il quadro di Oppenheim.
Secondo Jennifer Roth, vicepresidente di Sotheby’s e a capo del dipartimento di Judaica, è ipotizzabile che il dipinto sia stato portato in Inghilterra da ebrei tedeschi, già nel XIX secolo, passato di generazione in generazione e poi venduto.
Qualche giorno fa, una discendente della famiglia Elèna Mortara, docente di Letteratura anglo-americana all’Università di Roma Tor Vergata, aveva lanciato attraverso Pagine Ebraiche un appello perché l’opera potesse tornare in Italia.
Rossella Tercatin