numeri…
La Torah narra che, giunti in Egitto in settanta persone, gli ebrei si moltiplicarono velocemente fino a diventare seicentomila senza contare le donne e i bambini. Rashì, basandosi sul fatto che in questo contesto la Torah usa sei espressioni che indicano moltiplicazione, spiega la cosa dicendo che ogni donna partoriva sei gemelli alla volta. C’è però un’altra spiegazione, che viene riportata nella Haggadah di Pesach: gli ebrei in Egitto erano “segnalati” come popolo grande e potente. Secondo questa spiegazione, dunque, l’importante non era il numero reale, ma il fatto che davano l’impressione di essere tanti (è un’impressione che spesso si riscontra ancora, al di là della reale consistenza numerica). Il Midrash afferma che tale impressione nasceva dal fatto che gli ebrei si distinguevano dal resto della popolazione per tre motivi: non avevano mai cambiato la loro lingua, non avevano mai cambiato i loro nomi, non avevano mai cambiato il loro modo di vestire. In termini più moderni, potremmo dire che si distinguevano perché mantenevano la loro identità ebraica. Il Midrash prosegue dicendo che per merito di ciò hanno meritato di essere liberati.
Mantenere la propria identità non significa isolarsi o ghettizzarsi: significa diventare rappresentanti di una realtà, e come tali assumere un’importanza, magari “solo” (!) morale. La salvezza, la liberazione, è frutto dello sforzo di sopravvivenza.
Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana
(19 dicembre 2013)