Fedeltà alla Torah
Cosa può accomunare un rabbino ortodosso e un accademico non religioso, o addirittura antireligioso? Gli ebrei di tutto il mondo tendono a convergere e a enfatizzare la propria unità come un “popolo” solidale che possiede una identità collettiva – nonostante le inevitabili disparità culturali – o tendono a formulare concetti contrastanti, sotto il comune titolo di “identità ebraica”? Queste sono le domande che per il professor Eliezer Ben Rafael compongono il cuore di “Cosa significa essere ebreo?”, l’e-book di Proedi (il libro è scaricabile in formato elettronico su questo link) che mette in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica avviata nel 1958 dall’allora Primo ministro dello Stato di Israele David Ben Gurion.
Cinquanta i “Saggi di Israele” cui Ben Gurion l’interrogativo sul significato dell’identità ebraica tra cui i tre rabbini italiani Alfredo Sabato Toaff, Elio Toaff e Dante Lattes.
Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte.
Ad aprire questo percorso lo scrittore e Premio Nobel per la Letteratura Shmuel Yosef Agnon, nato nel 1888 in Galizia con il nome di Shmuel Yosef Czaczkes.
Fedeltà alla Torah
Illustre Signor Primo ministro, Signor Ben Gurion
Può domandarmi [quanto vuole] quale deve essere la risposta in merito ai figli nati da matrimoni misti i cui genitori, il padre come la madre, vogliono iscrivere come ebrei. Sono con i fedeli devoti di Israele, che sono fedeli e devoti alla Torah, come l’hanno commentata i nostri Saggi, che ne sia benedetta la memoria, le cui parole sono state rese definitive dallo Shulhan Aruck. Non ho niente da aggiungere né da togliere. Che Dio Le accordi la [salute] e la forza, e La innalzi in dignità per il merito dei suoi fedeli atti che non saranno mai dimenticati dal nostro popolo.
Con tutta la mia stima, Sh. Y. Agnon
Per non renderle una pagina bianca: quarantanove anni fa, ho passato la Pasqua a Segera e ho sentito [la cosa seguente] da un convertito all’ebraismo, che ha detto pressappoco questo: voi che avete il merito dei vostri avi, quando trasgredite un comandamento della Torah, Dio è più clemente. Ma per noi, che non godiamo della virtù di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il nostro merito dipende solo dalla nostra osservanza dei precetti e della religione, e Dio ci giudica per qualsiasi colpa, leggera o grave che sia. Mi permetta di aggiungere qualcosa che non mi è stato domandato: attualmente la religione e lo Stato sono come due vicini che non vanno d’accordo. E lei, da cui dipendono la pace dello Stato e il suo bene, è meglio che si astenga da tutte le questioni religiose per lasciare la Sua mente libera per la politica.
Spero che non veda nelle mie parole un rimprovero. È solo perché La stimo e La rispetto, e perché desidero il suo bene, che mi sono permesso di scrivere queste righe. Siate in pace Lei e la Sua famiglia.
Shmuel Yosef Agnon