Quando il ritmo è una medicina

ishot-225Conquista le pagine culturali del giornale israeliano Yedioth Ahronoth l’articolo “Quando il ritmo è una medicina” scritto dal nostro collaboratore Simone Somekh e pubblicato sul numero di novembre di Pagine Ebraiche. L’articolo, interamente riprodotto in inglese, racconta la sfida di Music is Medicine, organizzazione no profit statunitense che si propone di portare un contributo in campo medico attraverso il potere terapeutico della musica. Anima di questa iniziativa Leora Friedman, 21 anni, studentessa universitaria a Princeton e già al lavoro sul progetto dai tempi del liceo.

A Simone un caloroso mazal tov da tutta la redazione!

A soli ventun anni, Leora Friedman è una delle studentesse più impegnate dell’università di Princeton: oltre ai corsi che frequenta, è co-fondatrice di Music is Medicine, un’organizzazione no profit che s’impone di contribuire al campo della medicina in un modo del tutto speciale: non attraverso fondi, né attraverso ricerche, bensì attraverso la musica. Filantropia e musica vanno a braccetto in un progetto cominciato nel 2007, quando Leora aveva solo quindici anni e frequentava il liceo. Nata e cresciuta nella Baltimora dell’ebraismo modern-orthodox, Leora, appassionata di musica, un giorno ha deciso di utilizzare la sua passione per aiutare persone in difficoltà, in particolare bambini e teenager ricoverati in ospedale. “Un’estate mia sorella ed io ci siamo recate all’ospedale locale e abbiamo organizzato per i pazienti un laboratorio musicale che abbiamo denominato Music is Medicine”, mi spiega Leora al telefono poco prima di andare a lezione. Fortemente convinta del potere della musica per curare emotivamente i malati, ha cominciato un’avventura che continua fino ad oggi e che l’ha portata ad essere al centro dell’attenzione di tutta l’università lo scorso agosto. Dopo aver registrato un album con lo scopo di raccogliere fondi, si è innamorata del progetto e, incoraggiata da amici e parenti, ha deciso di occuparsene con maggiore dedizione. “Non è facile essere una studentessa e allo stesso tempo gestire l’organizzazione, bisogna trovare un equilibrio. La cosa più importante è credere in se stessi: a volte ti stanchi, perdi fiducia”. Poi però, nel 2011, avviene una sorta di “epiphany”, una rivelazione, che la convince ancora di più a proseguire con Music is Medicine: inventa un nuovo progetto, Donate a Song, che si propone di contattare artisti e band, far scrivere loro un brano dedicato ad un qualsiasi giovane in lotta contro una malattia, e far devolvere loro i guadagni della canzone ad associazioni di carità che abbiano a che fare con il campo della medicina. E la rivelzione avviene proprio quando Leora mette in atto il progetto con Brooke, quattordicenne malata di cancro ricoverata presso il John Hopkins Hospital, e la fa incontrare col cantante Drew Seeley, celebre per il suo ruolo in High School Musical. La canzone che nasce è intitolata Fly e, quando un anno dopo Brooke perde la sua lotta col cancro, Leora capisce la differenza che può fare la sua organizzazione. La consapevolezza di aver cambiato gli ultimi mesi di vita di Brooke e di averle dato forza grazie alla musica creata per lei, rende la giovane Leora Friedman sempre più determinata. “Il fatto di essere ebrea e di essere cresciuta in un ambiente ebraico ha influito su Music is Medicine, perché il servizio comunitario, il chesed, è un valore molto importante per noi. Oltre agli ostacoli che dobbiamo affrontare, Dio ci dà la possibilità di aiutare il prossimo”, dice Leora, che è molto attiva nella vita ebraica di Princeton. E gli ostacoli non sono mancati neanche alla sua organizzazione: trovare artisti disposti a collaborare non è facile. “Una volta ho trascorso una settimana intera a cercare artisti su internet: informazioni di contatto, agenti, indirizzi email, manager… bisogna essere appassionati e persistenti. È dura. Una volta trovato un collaboratore, però, diventa più facile, perché gli artisti hanno amici artisti e così via”. In particolare, la scorsa estate Leora è riuscita a collaborare con uno degli artisti più amati dal popolo di YouTube, il giovanissimo Sam Tsui. “Elle Winter ci ha contattato per esibirsi in un ospedale. È saltato fuori che conosce Sam. Artisti di questo calibro sono molto impegnati: ci sono voluti mesi per mettere tutti i pezzi insieme, ma alla fine, a luglio, ci siamo incontrati a New York e abbiamo girato il video di Unsinkable, brano ispirato alla storia di Cindy, sedicenne malata di cancro”. E poi è arrivata l’email che ha cambiato tutto. “MTV stava cercando studenti universitari impegnati nel servizio comunitario per girare un documentario. Mi hanno telefonato, ma non ero troppo fiduciosa. Poi però mi hanno invitato nei loro studios a New York e mi hanno intervistato. A quel punto è arrivato Darren Criss, la star di Glee, e mi ha consegnato un sussidio di mille dollari per l’associazione”. Un po’ come nel Dayenu di Pesach, Leora racconta la storia a scatti, continuando a ripetere che ogni traguardo raggiunto le sarebbe bastato: la telefonata, l’intervista, l’incontro con Darren Criss. E invece le sorprese non finivano lì, perché poi l’attore l’ha invitata a sfilare con lui sul red carpet degli MTV Video Awards 2013, occasione per apparire davanti a telecamere e microfoni dei network televisivi di tutta la nazione. Leora Friedman si è presentata sul tappeto rosso dei VMA insieme a Darren Criss e, sotto l’imponente ponte di Brooklyn, fuori dal Barclays Center, ha parlato di Music is Medicine con numerosi giornalisti. “I due giorni dopo i VMA sono stati folli, continuavo a ricevere centinaia di telefonate ed email” ride Leora, ricordando quel momento speciale che l’ha resa una celebrità nel campus della sua università. Inevitabile la mia domanda sulla performance scandalosa di Miley Cyrus, finita sulle prime pagine di molti quotidiani statunitensi la mattina seguente per l’atteggiamento osé adottato sul palco. Leora non ha voluto sbilanciarsi nel rispondere. “Dopo il red carpet, ho assistito allo show insieme a mia mamma e ho visto l’esibizione di Miley. Ogni artista ha il diritto di esprimersi come vuole, purché non ferisca gli altri. Se fossi così famosa, farei di tutto per essere un modello di riferimento per i giovani, ma rispetto le scelte altrui”. Poi aggiunge che le piacerebbe collaborare con Selena Gomez o Taylor Swift, che hanno un solido fan-base di teenagers. “Lavorare per Music is Medicine ha forgiato la mia personalità; mi ha insegnato molti valori, come credere nei propri sogni, non importa quanto essi sembrino folli” conclude Leora, prima di lasciarmi per andare a lezione. “Ogni aspetto di me, oggi, è dovuto a quest’esperienza”.

Simone Somekh (Pagine Ebraiche novembre 2013)

(29 dicembre 2013)