…segni
Il calzolaio che ha affisso una stella di David nazista sopra la sua vetrina per paragonarsi agli ebrei tedeschi perseguitati sotto il nazismo sa e non sa quello che fa.
Lo sa perché ha scelto un mezzo efficace per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, e ha usato una metafora, quella del nazismo, già usata anche in tempi recenti da suoi più illustri predecessori che hanno osato paragonarsi agli ebrei tedeschi perseguitati Hitler.
Non lo sa perché, mettendo le sue ansie di contribuente – a suo dire, ma non è questo il punto – perseguitato dalla Finanza sotto l’ombrello di un simbolo portato dagli ebrei europei nei ghetti e nelle città occupate dai nazisti ha mostrato di non sapere proprio di cosa stava parlando. Quel bracciale lo abbiamo visto in una foto al braccio di una donna vecchissima in un ghetto polacco mentre un nazista la scrutava. Quella donna è stata spedita subito in un campo di sterminio. Quel segno è stato portato per distinguere chi doveva morire da chi doveva vivere. Molti uomini e donne, molti bambini, son stati assassinati perché trovati in giro senza quel segno. La storia di quel segno sotto il nazismo è una storia di assassinio e di morte. Chi se ne appropria oggi, per parlare di tasse o di qualunque altra piccola vile vicenda, non ha il diritto di guardare il mondo in faccia.
Anna Foa, storica
(30 dicembre 2013)