Tea for two – Charlotte

silvera giustaAvevo dieci anni e da fedele lettrice acquistai Minnie Magazine, la versione moderna e very cool del giornale sulla fidanzata di Topolino. Sfogliando le pagine mi imbattei in una quattordicenne dal fascino reale: era Charlotte Casiraghi, tutta lip-gloss ed equitazione. Minnie pontificava su un possibile matrimonio coronato con il principe William (a quei tempi ancora capelluto), ma io storsi il naso: la mia amica Charlotte meritava qualcosa di più. Nel frattempo crescevamo insieme, lei tra Francia e Monaco, io nella mia stanzetta da teenager in crisi, con tanto di poster di Kledi (che, per chi non lo sapesse, vanta l’impresa di aver insegnato l’arte del ballo a Maria De Filippi). Alla festa dei suoi diciott’anni indossava un vestito verde acqua meraviglioso e aveva un petit flirt con Felix Winckler, portava i capelli stretti in uno chignon capriccioso. Io vedevo l’ispettore Derrick alla tv inconsapevole del suo passato nazi friedly, avevo avuto la mia prima delusione d’amore e portavo una frangetta che mi ero tagliata da sola in una fase di follia nel tentativo di imitare Katia del Grande fratello. Charlotte andava a studiare filosofia e si vestiva a lutto per la dipartita del mitico principe Ranieri e io iniziavo svogliatamente il liceo classico inconsapevole e cicciotta. Le ho sempre voluto un gran bene perché è sempre stata perfetta. Perfetta con le sciarpe di cachemire beige, gli stupendi abiti di Valentino e Chanel, i bassotti di mamma Caroline, gli orecchini ineccepibili. Mentre le donne vogliono essere Belén o Angelina Jolie, il mio sogno è sempre stato quello di vivere ed essere come Charlotte: a spasso per le vie della Ville Lumiere, a bordo del Pacha III, giornalista di moda eco-sostenibile, figlia devota, faccia imbronciata. Allora non posso che gioire dell’arrivo del piccolo Raphael, il nuovo traguardo della mia migliore amica immaginaria. Non posso che voler bene a Gad Elmaleh, che dopo un passato da enfant terrible spacca-cuori, si è dato pace. Nel vano tentativo di trovare un ebreo auto-ironico e brillante e di indossare blazer con la sua innata classe monegasca, accolgo con orgoglio il piccolo Elmaleh. Se solo vendessero ancora Minnie Magazine…

Rachel Silvera, studentessa/stagista

(30 dicembre 2013)