Periscopio – La pagella dell’anno

lucreziCon quali auspici nasce questo 2014? Prevalgono i segnali positivi o quelli negativi, i motivi di fiducia e speranza o quelli di preoccupazione e inquietudine? Che lascito trasmette, nelle mani del nuovo anno, quello appena concluso?
Per rispondere, dividerei l’eredità del 2013 in tre settori: cose cattive, cose dubbie, cose buone.
Cattive:
1. L’impressionante dilagare dell’inciviltà, della volgarità e dell’ignoranza nel nostro Paese. Urlatori sgangherati applauditi dalle masse, costretti, per continuare a suggestionare il loro pubblico eccitato, a spararle ogni giorno più grosse, in un crescendo rossiniano che sembra non conoscere alcun arresto, alcun rallentamento. Come le vecchiette di Parigi facevano la calza sotto la ghigliottina, così le masse educate all’insulto e allo sputo ormai si annoiano anche davanti alle sparate più abnormi, e chiedono sempre di più, mettendo i loro giullari in seri problemi di “ansia da prestazione”.
2. Il dilagare, in tutto il mondo, di forme vecchie e nuove di antisemitismo: cori imbecilli da stadio, bestialità di raffinati intellettuali, negazionismi-asserzionismi di ogni sorta, continue offese e banalizzazioni della memoria. Ormai “Shoah” è una delle parole più pronunciate in assoluto, e spesso senza nessun collegamento col suo contenuto originario: la Shoah è nei CIE, nelle prigioni, negli ospedali, nelle fabbriche, nelle scuole, domani venderanno nelle farmacie pillole contro la Shoah da assumere in classe o in ufficio. Meglio quando pochi sapevano il significato di questa parola, e i morti della Shoah (quella vera) riposavano in pace.
3. La permanenza, se non il rafforzamento, dell’ostilità antisraeliana da parte del blocco dei Paesi islamici, che continuano nel loro “fare muro”. Un blocco di cui fa parte, ovviamente, in prima fila, l’Autorità palestinese, il cui presidente pare occupare metà del suo tempo a attaccare medaglie sul petto di terroristi sanguinari (oltre che di qualche innocuo sindaco), premiati per le loro gesta, e a criminalizzare in ogni modo il nemico di sempre, confermando così una distanza siderale da qualsiasi minima ipotesi di composizione pacifica del conflitto.
Dubbie:
1. L’accordo provvisorio tra i 5+1 e l’Iran. Pericoloso abbaglio, nuova “resa di Monaco”, o tenue spiraglio di pace, primo segno di una vera inversione di tendenza? Dio lo sa. L’entusiasmo del mondo è certamente eccessivo, e dimostra non tanto una convinzione che il problema sia risolto, ma il desiderio di eliminare una scocciatura incresciosa. L’Italia, come sempre, è stata la prima a volere dare credito all’idea del rabbonimento del lupo di Gubbio. L’ha fatto con un Ministro degli Esteri da sempre accreditato di una particolare amicizia per Israele, dal quale ci si sarebbe potuto aspettare almeno un pizzico di prudenza in più.
2. La prepotente emersione, sullo scenario mondiale, del ruolo politico ed economico dei colossi Brasile, Cina e India, che contendono ormai apertamente a Stati Uniti e Russia il ruolo di protagonisti. Che atteggiamento avranno, in futuro, nei confronti del Medio Oriente? Amici o nemici di Israele? L’India sembra piuttosto amica, il Brasile indifferente, la Cina pragmatica ed enigmatica. Quanto all’Europa, conta poco, e meglio così.
Buone:
1. Il rafforzamento di Israele sul piano economico e la grande vitalità del Paese sul piano culturale, scientifico, artistico, in tutti i settori. Scrittori, musicisti, ricercatori, scienziati israeliani di ogni tipo hanno meritatamente raggiunto i vertici della notorietà internazionale, donando all’umanità sempre nuovi contributi sul piano dell’arte e della scienza, e dando al loro Paese un primato mondiale sul piano della fantasia e della creatività.
2. La rinascita dell’ebraismo del Meridione di Italia, con un risveglio che coinvolge tante località di Puglia, Calabria, Sicilia: un fenomeno inedito e commovente, che, mezzo millennio dopo la cacciata degli ebrei dal Meridione, dà l’idea di una molteplicità di margherite facenti capolino, inaspettatamente, da una spessa coltre di neve.
3. Il grande sviluppo degli studi sull’ebraismo antico e moderno, nei suoi vari aspetti (storici, letterari, religiosi, giuridici, filosofici ecc.), nelle Università e negli Istituti di ricerca di Israele, Stati Uniti ed Europa, con una grande sinergia tra studiosi di diversa formazione e nazionalità. Un fermento culturale del quale anche la nostra povera Italia, nella sua parte non ancora completamente abbrutita, risulta partecipe.
4. L’elezione al soglio di Pietro di un uomo che sembra immune dalle scorie antisemite della tradizione clericale, e che pare sinceramente animato dall’intenzione di sanare le ferite del passato, e di accelerare il cammino della Chiesa lungo la strada aperta dal Concilio, che diverse volte, negli ultimi cinquant’anni, era sembrata smarrita.
5. La grande partecipazione mondiale alla scomparsa di Nelson Mandela. Sarà un gran bel giorno quello in cui il suo volto sorridente prenderà il posto, sulle T-shirt, dello sguardo da ‘duro’ di Che Guevara.
Difficile, come si vede, dare un giudizio di sintesi. Ma, con cinque note positive, tre negative e due interlocutorie, si dovrebbe essere promossi.
Auguri.

Francesco Lucrezi, storico