La rivoluzione della didattica? È online
Che l’interazione con i compagni di corso e con i docenti e la partecipazione diretta alle lezioni, ai laboratori e ai seminari siano la chiave di accesso a una vera vita universitaria è ormai scontato. Iniziano però a esistere delle alternative molto valide o addirittura “si può fare di meglio”. Per lo meno questo sostiene Daphne Koller, che con Andrew Ng – entrambi docenti a Stanford – ha fondato Coursera, il sistema che propone centinaia di corsi online, dalla musica alla filosofia, dalla medicina alla matematica, e che nel progetto include, oltre ovviamente a Stanford, decine di università prestigiose, da Princeton alla University of Virginia, passando per la Hebrew University di Gerusalemme. È recente invece la notizia che alla impressionante lista di atenei già parte del progetto si sono aggiunte la Tel Aviv University e il Technion. Coursera ha avuto una crescita impressionante, da questo punto di vista: dalle trenta università che facevano parte della piattaforma lo scorso anno si è passati a oltre ottanta, ma non si tratta dell’unico sistema disponibile. Un concorrente molto qualificato è Udacity, un progetto dedicato in maniera specifica alle scienze esatte e alla tecnologia, online da circa due anni, e non bisogna dimenticare edX e la Khan Academy, che insieme a Coursera e ad altri sistemi fanno parte di un mondo, quello dei MOOC – i Massive Open Online Couses – che, come ben spiega uno dei fondatori, “non sono una vera alternativa a frequentare i corsi a Harvard o alla Hebrew University, ma sono un’alternativa ottima per chi alternative non ne ha”.
Fino a ora la partecipazione della Hebrew University a Coursera è stata limitata: l’offerta era di un solo corso, tenuto in ebraico dal professor Idan Segev, sulle neuroscienze, ma nei prossimi mesi si aggiungeranno almeno altri tre argomenti, e il primo, già annunciato, sarà tenuto da Yuval Noah Harari, autore di “A Brief History of Mankind”, un corso che alcune università americane hanno già annunciato di voler utilizzare. Anche il Technion e la Tel Aviv University, che portano così a tre il numero delle università israeliane su Coursera, inizieranno tra poco a mettere sulla piattaforma alcuni dei propri corsi, e partiranno con quattro argomenti sicuri, ingegneria, archeologia e biologia. Il primo a partire sarà un corso del Technion, che si svolgerà in arabo e in inglese, su nanotecnologie e nanosensori. I vantaggi pedagogici della nuova modalità di insegnamento starebbero, secondo i fondatori delle principali piattaforme, proprio nella loro specificità, e nella possibilità di evitare il problema tipico delle classi, in cui i professori si devono sforzare di adattare le lezioni a tutti, mentre con i corsi online si possono offrire programmi molto più personalizzati. Oltre, ovviamente, alla possibilità di raggiungere coloro che hanno dovuto abbandonare l’università ma non vogliono smettere di studiare, facendo sul serio: i programmi prevedono la partecipazione attiva degli studenti che devono consegnare elaborati a scadenze regolari per poter proseguire il corso, e ci sono persone che così riescono a studiare anche dal Tibet o dal Ruanda, cosa che non potrebbero fare altrimenti. Invece la preoccupazione espressa da alcuni, che temono che le università come la conosciamo ora tendano a scomparire e a essere sostituite da una molteplicità di corsi online, è stata subito vista in positivo dalla professoressa Orna Kupferman, vice rettore e responsabile dei corsi online della Hebrew University di Gerusalemme, che ha affermato che “alcune persone pensano che fra quindici anni ci saranno solo dieci università al mondo, che faranno studiare il mondo intero. Vogliamo essere una di quelle dieci università”.
a.t. twitter @atrevesmoked da Pagine Ebraiche, gennaio 2014
(3 gennaio 2014)